Commissione d’inchiesta sul virus. La Lega fa melina in Lombardia. Doppia fumata nera sul nome del presidente. Oggi la giornata decisiva: quattro i consiglieri papabili

Come si suol dire, l’ora “X” è ormai alle porte: oggi potrebbe essere il giorno decisivo per conoscere il nome del presidente della commissione d’inchiesta regionale sulle gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia. Una commissione che, verosimilmente, non avrà gli occhi puntati solo degli abitanti lombardi, ma dell’intera nazione considerando che il cuore dell’epidemia in Italia è stata proprio la “locomotiva” del nostro Paese. Il condizionale, però, sull’elezione del presidente è più che mai d’obbligo.

Mentre le telecamere erano – giustamente – accese ora sull’inchiesta dei test sierologici, ora su quella delle mascherine Fippi, ora sul dramma delle Rsa, ora ancora sulle gaffe un giorno di Attilio Fontana un giorno di Giulio Gallera (nella foto), per ben due volte il consiglio regionale si è riunito per eleggere il presidente della commissione d’inchiesta. E per ben due volte il risultato è stato soltanto una fumata nera. Denunciano le opposizioni: “C’è stata una chiara azione di ostruzionismo da parte della maggioranza”. Ricostruzione verosimile se si pensa che, ovviamente, la commissione dovrebbe mettere il naso su quanto fatto (o non fatto) dalla giunta regionale. Senza dimenticare che per certo il presidente non arriverà dalla maggioranza dato che la richiesta, su idea del Movimento 5 stelle, è poi provenuta da tutte le opposizioni unite.

CHI È FUORI GIOCO. Tra i nomi in corsa c’è sicuramente quello del dem Jacopo Scandella. Il Carroccio, però, tramite il suo capogruppo al Pirellone Roberto Anelli, è stato chiaro su un punto: non potrà essere un esponente del Partito democratico a presiedere la commissione dato che proprio il Pd, nei giorni immediatamente successivi alla proposta di istituire tale commissione, ha avanzato una mozione di sfiducia contro Gallera: un’azione, questa, che secondo la Lega “dimostra come la presidenza della Commissione debba andare a chi dia maggiori garanzie di obiettività ed equità”. Da qui nasce la fase di stallo. C’è da dire, però, che il Carroccio ha anche aperto ad altre strade: “Riteniamo ci siano altri autorevoli esponenti delle opposizioni che possono rivestire il ruolo di presidente”, ha detto ancora Anelli qualche giorno fa.

CHI È IN CORSA. Tutto, dunque, pare dipendere non solo dalla maggioranza ma a questo punto anche dal Pd che dovrà fare un passo indietro sulle sue pretese. I nomi che restano e che circolano nei corridoi dell’assise regionale sono essenzialmente tre (a meno che non ci siano altri colpi a sorpresa). Il primo è quello di Michele Usuelli: l’unico rappresentante di + Europa in consiglio regionale può contare sulla sua lunga esperienza di medico, ma potrebbe non avere i numeri necessari per essere eletto, considerando che occorre la maggioranza assoluta (50% più 1).

Stessa identica situazione anche per Patrizia Baffi, ex dem, oggi Italia Viva e molto vicina proprio a Matteo Renzi stesso, dettaglio che molti non vedono di buon occhio. Tra i corrido della Regione, però, si fa sempre più insistente il nome di Gregorio Mammì, il pentastellato che sin da subito ha seguito la gestione emergenziale in Lombardia. Mammì avrebbe ovviamente i voti dei suoi colleghi cinque stelle. “Ma anche noi della Lega potremmo votarlo”, si vocifera all’interno del gruppo consiliare del Carroccio. “Ma vogliamo prima che il Pd faccia il suo passo indietro su Scandella”. Giochi politici. Che, forse, oggi arriveranno al capolinea.