Con Draghi torna il Sussidistan. Ma stavolta nessuno ha da ridire. Dai 200 euro una tantum al voucher terme pure ai ricchi. Conte non è più premier e Confindustria ora tace

Dai 200 euro una tantum al voucher terme pure ai ricchi. Conte non è più premier e Confindustria ora tace sul Sussidistan.

Con Draghi torna il Sussidistan. Ma stavolta nessuno ha da ridire. Dai 200 euro una tantum al voucher terme pure ai ricchi. Conte non è più premier e Confindustria ora tace

Dopo il debito buono e il debito cattivo, con Mario Draghi si sdogana anche un altro concetto: i bonus buoni e quelli cattivi. Quando, per esempio, li introduceva il governo di Giuseppe Conte era tutta un’ondata di indignazione contro il Sussidistan per riprendere un concetto caro al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

Dai 200 euro una tantum al voucher terme pure. Conte non è più premier e Confindustria ora tace sul Sussidistan

Insomma, erano bonus cattivi, nonostante fossero pensati per contrastare la pesante crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19. A prescindere andavano osteggiati. Draghi li ha conservati, previsti altri nuovi e nessuno ha da ridire: gli imprenditori accolgono in silenzio le novità, insieme ai loro cantori. Il decreto Aiuti, di recente licenziato dal Consiglio dei ministri, ha introdotto due misure simbolo: il bonus trasporti da 60 euro e quello ai redditi medio bassi di 200 euro.

Per carità, un’iniziativa necessaria per far fronte alle difficoltà delle famiglie alle prese col caro-energia. Gli aumenti dei costi delle bollette sono al centro della galoppante inflazione che divora i salari. Ed ecco la risposta elaborata dal governo, che si sta dispiegando attraverso misure straordinarie. Già a marzo il cosiddetto bonus bollette prevedeva uno sconto, automatico (c tra 165 e 235 euro all’anno), per i redditi più bassi e persone con disabilità. E null’altro che un bonus è anche il taglio temporaneo del prezzo dei carburanti, prorogato dall’esecutivo.

Così, in questo quadro, diventa ancora più significativo rileggere le parole di Bonomi, pronunciate nel 2020, durante l’esecutivo gilallorosso. “Nei mesi del lockdown, il governo ha assunto misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di rifinanziamento al fondo Pmi. Ma i sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan, come è stato recentemente scritto”. Parole che galvanizzavano i liberal moderati alla Marco Bentivogli, facendo breccia anche nel governo. “Diciamolo con grande forza e a voce alta. Senza ipocrisia.

E Bonomi, presidente di Confindustria, l’ha fatto e noi siamo d’accordo con lui”, sosteneva il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Dopo qualche mese dall’insediamento di Draghi a Palazzo Chigi, è entrato in vigore, sotto la spinta del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il voucher per le terme: 53 milioni di euro per concedere uno sconto di 200 euro a ogni persona che ne aveva fatto richiesta, senza limiti di Isee.

Insomma, anche i ricchi hanno potuto giovare del beneficio, con tanti saluti al principio di equità sociale. Ma il premier non è mai nemmeno intervenuto su provvedimenti in essere, come per esempio il voucher per le vacanze introdotte dal Conte bis per stimolare la ripresa del turismo dopo il lockdown. Il cambio della guardia a Palazzo Chigi ha lasciato intatta la misura, con trasferimento di competenze tra Dario Franceschini e Massimo Garavaglia.

L’unico bonus a cui l’ex Mr. Bce è stato sempre ostile è il Superbonus 110%. L’affondo dei giorni scorsi è stato solo l’ultimo di una lunga serie. Eppure, paradossalmente, quella misura è l’unica che non è un sussidio fine a se stesso, ma genera – al netto di alcuni meccanismi da correggere – opportunità economiche e di lavoro.