La Sveglia

Con la crisi di governo tornano le promesse di Pulcinella

Sono ore in cui si ascolta di tutto. Sembrano profonde analisi politiche, accigliati editoriali ma è solo la solita idiosincrasia per il voto.

Comunque la si pensi, al di là delle sensibilità politiche di ognuno, bisognerebbe attenersi a un livello minimo di decenza della serietà. Sono ore in cui si ascolta di tutto. Sembrano profonde analisi politiche, accigliati editoriali ma è solo la solita idiosincrasia per il voto.

Sono ore in cui si ascolta di tutto. Sembrano profonde analisi politiche, accigliati editoriali ma è solo la solita idiosincrasia per il voto

Gli toccherebbe aprire la porta e affrontare la realtà lì fuori, che hanno sempre derubricato a semplice brusio. Il M5S, come spesso accade, prova a rompere nel momento più difficilmente comprensibile. Si sono ingoiati di tutto e ora puntano su una “goccia” che dovrebbe fare traboccare il vaso.

Solo che la “goccia” da fuori è difficile da comprendere e far comprendere. Politicamente non funziona, come non hanno funzionato molte scelte di Conte. Il Pd dice che nei prossimi due mesi faranno quello non hanno fatto in due anni. Se ci credono davvero sono di un’ingenuità pericolosa. Se è retorica di maniera beh, non vale nulla.

Il grande centro (che ha più commentatori che elettori) fino a ieri ripeteva percentuali utopistiche e invece, come sempre, teme il voto come candeggina sugli occhi. Del resto il loro programma è “non toccare nulla”. Facile così. Anche Salvini e Meloni sono terrorizzati. Speravano di avere il tempo per decidere chi sarebbe stato in porta e ora riusciranno a dissanguarsi perdendo voti oppure si rimetteranno a cuccia ai piedi di Berlusconi.

Fantastici quelli che si stupiscono che un governo politicamente fragilissimo sia fragile. Sono gli stessi che vorrebbero convincerci che esista una sfiducia eroica e una sfiducia irresponsabile: dipende tutto da chi la provoca. In tutto questo ci sono le pensioni che maturano il 24 settembre per i parlamentari al primo mandato (che non sono pochi, circa il 70%). I piccoli interessi personali peseranno più dei finti ideali, vedrete.

Ma l’ipocrisia più sfacciata e pericolosa è quella che si è messa in moto – in questa crisi/non crisi – per raccontare il governo Draghi come qualcosa che non è mai stato. Dalle parti del Partito democratico alcuni si sono immolati per dirci che proprio nei prossimi mesi, la prossima settimana, nelle prossime ore sarebbero arrivate le riforme che il governo dei migliori non ha avuto il tempo di fare in questi due anni.

Ci hanno messo dentro di tutto, dal salario minimo (su cui ballano da mesi), alla lotta al carovita (che è arrivato ben prima della guerra), alla transizione ecologica (un altro fallimento disperante dell’esecutivo), alla lotta alla povertà (dopo due anni di lotta contro i poveri) e chi più ne ha più ne metta. Per qualche ora tra i politici sembrava una rincorsa a vendere la batteria di pentole aggiungendoci televisori e mountain bike in omaggio, un riscrittura della realtà con il sottofondo di una goffa televendita.

Credere che il governo Draghi possa improvvisamente spillare giustizia sociale negli ultimi mesi, con un colpo di coda umanista dopo mesi di finanza, è una sciocchezza indegna per chi la racconta. “Ma così arriva la destra”, dicono. Anche questa è una bugia: la destra è arrivata proprio con Draghi, con tanto di ministri che erano politicamente finiti e che sono stati resuscitati. Almeno la serietà, almeno questo.