Scontro Capitale nel Pd. Renzi vuole rottamare Marino. Ma Orfini lo sconfessa: “Il premier non decide il futuro del sindaco di Roma”

Scontro Capitale nel Partito democratico. Se Matteo Renzi ha sfiduciato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, (leggi articolo a seguire) il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, lo difende e lo “rimette in sella”. “Renzi non decide il destino del sindaco, Marino ha vinto primarie ed elezioni ed è legittimato dai cittadini: il suo dovere è governare”, afferma Orfini, “Assolutamente no, il Pd non ha mollato il sindaco di Roma: Marino ha vinto le elezioni, è stato scelto dai cittadini, ha il dovere di governare la città. Ignazio Marino sarà sicuramente ancora sindaco di Roma” il 21 giugno, quando è previsto il suo intervento alla Festa dell’Unità di Roma, ha aggiunto il presidente Pd.

Torna il rottamatore e fa fuori Marino

di Sergio Patti

Renzi vuole tornare quello di una volta, quello dalle parole d’ordine vincenti e convincenti, come rottamazione, merito, legalità. Chi legge La Notizia sa come la pensiamo. Il giorno prima dei ballottaggi l’ha scritto il nostro direttore in un editoriale dal titolo più che eloquente: “Rottamazione, la stagione è stata breve”. In quel fondo si ricordava che Renzi con le sue parole d’ordine portava due milioni di persone alle primarie del Pd (senza bisogno di fare pappette) mentre il Renzi degli ultimi mesi si era sostanzialmente imborghesito, facendo scelte discutibilissime, da quelle politiche alle nomine di Governo. Con il risultato di far scomparire i voti nelle urne.

SUSSULTO D’ORGOGLIO
Un “rammollimento” evidenziato in questi giorni anche da altri giornalisti e commentatori politici, come Massimo Gramellini. Da qui – oltre che dal campanello d’allarme delle Regionali e dei successivi ballottaggi per le amministrative – il cambio di passo che ieri il premier ha fatto sentire pure sulla Capitale. “Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo”, ha detto il Presidente del Consiglio in un colloquio con La Stampa. Nell’intenzione di Renzi c’è riprendere in mano il partito in vista del voto dell’anno prossimo nelle grandi città, tra cui il premier ha inserito Roma. Nella Capitale, però, la consiliatura scade nel 2018 a meno di sorprese, come potrebbe essere appunto lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa a seguito dell’inchiesta mafia Capitale oppure le dimissioni del primo cittadino. Su questo punto però Marino sembra irremovibile. E a nulla sono serviti i segnali che Palazzo Chigi gli manda da tempo. A cominciare dal ruolo di coordinamento per il Giubileo che è stato strappato proprio al Campidoglio per essere messo nelle mani più sicure del prefetto Franco Gabrielli. Una doccia gelata. Forse troppo per un sindaco accerchiato. Ecco allora che a smussare è arrivato subito il pompiere Matteo Orfini, che è un renziano doc ma che è anche il presidente di un Pd dilaniato come non mai, oltre che commissario del partito a Roma. “L’appoggio al sindaco è ancora forte e deciso”, ha detto spiegando che la dichiarazione di Renzi è uno stimolo a fare di più nell’amministrazione della città. Version poco convincente, tanto che ai giornalisti che lo incalzavano sulla sostanziale sfiducia mossa al primo cittadino, Orfini ha risposto “Chiedetelo a Renzi”.

DIMISSIONI
Intanto Marino deve guardarsi anche da altre parti. Non c’è solo il premier e un pezzetto del suo Pd che con un sussulto d’orgoglio non ci stanno a mettere il marchio del loro partito su un’amministrazione che non si è accorta della mafia che prosperava alle sue spalle. Ci sono le opposizioni, con quel che resta del centrodestra, ci sono i Cinque Stelle che ieri ha depositato una mozione di sfiducia al sindaco invitando gli altri consiglieri a sottoscriverla per arrivare a far sciogliere il Consiglio comunale, e poi c’è quel Alfio Marchini che non ha mai smesso di sognare quella poltrona da sindaco. All’ultimo giro gli era andata male, ma adesso i sondaggi sono molto migliori. E dietro il suo nome potrebbero convergere molte forze dell’imprenditoria e della cosiddetta società civile. Che Marino stia sereno o no, la campagna elettorale è già iniziata.