Concorsone del Campidoglio, i commissari garantiscono sulle buste: erano oscurate. Nessuno aveva tutte le chiavi per accedere ai dati anagrafici

di Fernando Magliaro

La denuncia parte da alcuni membri e presidenti di Commissione d’Esame del maxi concorso del Comune. Ed è di quelle pesanti.
“Che vogliono dire le affermazioni del sindaco Marino e del suo vice, Nieri, che hanno fatto fare “verifiche a campione” sulle prove concorsuali? Che hanno toccato le buste e gli elaborati? La legge dice che i soli autorizzati a toccare gli elaborati di un concorso sono i membri di Commissione e a noi nessuno ci ha convocati. Come membri di Commissione noi siamo i soli responsabili civilmente, penalmente e amministrativamente di tutte le carte e i verbali di un concorso. E nessun altro può toccarle. E che vuol dire che il Sindaco ha incaricato il capo dell’Avvocatura, Rodolfo Murra, e la direttrice del personale, Antonella Caprioli, a fare verifiche? Di che verifiche parlano? Quando i Carabinieri andarono in Comune per l’inchiesta sul concorso dei Vigili avevano un mandato firmato da un magistrato per toccare quei documenti. E qui?”

Un’altra grana si abbatte sui poveri partecipanti al maxi concorso del Comune di Roma, per 1995 posti, bandito nel 2010 dalla Giunta Alemanno, giunto quasi alla conclusione e, venerdì sera, d’improvviso sotto minaccia di annullamento, a causa, secondo la denuncia del sindaco Marino e del suo vice, Nieri, delle buste contenenti il nome del candidato che non garantirebbero l’anonimato.

TRE COMMISSARI, STESSE VERSIONI
Abbiamo sentito tre diversi commissari, di tre diverse commissioni d’esame, e tutti e tre danno la stessa versione: le buste con i nomi erano oscurate.
“La procedura – uguale per ognuno dei 22 concorsi – prevedeva che bella e brutta della prova scritta fossero inserite in una busta grande dentro la quale veniva collocata una busta sigillata più piccola, quella oscurata e oggetto dello “scandalo”, in cui il candidato doveva inserire i suoi dati anagrafici. Al momento di aprire queste buste – spiegano i commissari – quelle piccole non riuscivamo ad aprirle bene neanche con il tagliacarte. La pellicola scura all’interno, infatti, era così spessa che, alla fine, gli involucri si laceravano proprio”.

INVEROSIMILE FARE LE “COMBINE”
“Va poi chiarita un’altra cosa: era impossibile per un singolo commissario accedere in solitudine agli elaborati. Il sistema di sicurezza prevedeva che le buste contenenti i temi, sia brutta che bella copia, e i dati anagrafici del candidato, venissero chiusi in armadi, casse o bauli chiusi a chiave. Questi armadi o bauli erano collocati in stanze chiuse a chiave. E non c’era nessuno che fosse in possesso di tutte le chiavi contemporaneamente. Questo significa che le eventuali “combine”, che sembrerebbero alla base del sospetto di Sindaco e Vicesindco, avrebbero richiesto la “collaborazione” di tutti i membri di commissione e anche delle segretarie. In sostanza, per “barare” si dovevano mettere d’accordo quattro o cinque persone diverse. E, poi, per quanti posti per ogni concorso? Piuttosto inverosimile e decisamente ingeneroso anche solo il sospetto. E, poi, dopo la vicenda del concorso per i Vigili, con tutti e cinque i membri di quella Commissione finiti sotto inchiesta della magistratura, chi avrebbe mai rischiato una cosa del genere?. Infine, tutti gli elaborati, sia bella che brutta copia, sono stati scannerizzati è messi su internet a disposizione dei candidati: in sostanza, ogni candidato, al quale era stata fornita una password, dopo le correzioni, poteva vedere e controllare i propri elaborati, a garanzia di trasparenza”.

I NUMERI
Ventidue concorsi, un’ottantina di Commissari, una trentina di segretari di Commissione: alcuni, pochi, dirigenti esterni, la maggior parte funzionari e dipendenti comunali, e nessuno si è mai accorto di nulla. Non solo, ma anche la dottoressa Caprioli, che oggi dovrebbe fare le verifiche, è stata in Commissione. Ne ha presieduta una e di altre due è stata membro. Oggi che fa, la controllora di se stessa?

LA “SOSTITUZIONE IN CORSA” DEGLI ESTERNI
Emergono, poi, nuovi particolari sulla strana vicenda della sostituzione in corsa dei commissari. Pochi giorni dopo l’insediamento della Giunta Marino, raccontano i Commissari, tutti quei dirigenti comunali esterni, nominati da Alemanno, e che erano membri di Commissione in concorsi che non si erano ancora conclusi, vennero convocati negli uffici della neo direttrice del personale, Antonella Caprioli. In sostanza, affermano, sarebbe stato loro fatto intendere amichevolmente che sarebbero state gradite le loro dimissioni spontanee. “Nessuno di noi accettò. A quel punto ci venne fatto presente che avremmo svolto i nostri compiti gratuitamente. Alcuni di noi accettarono. Altri, invece, non accettarono e dissero che, alla fine del lavoro, avrebbero preteso il pagamento, se necessario anche facendo causa. Oppure avrebbero dovuto cacciarli. Cosa che non è avvenuta”.

PARTECIPANTI INFURIATI
Venerdì sera, alle 20.48, il sindaco Marino posta sulla sua bacheca di Facebook un messaggio in cui denuncia urbi et orbi il problema delle buste “trasparenti” e annuncia la volontà di prendersi 48 ore di tempo per decidere cosa fare del maxi concorso. Oltre 2500 “like” e più di 1350 commenti di gente che definire infuriata è poco. A parte chi si limita all’insulto generico e alla contumelia, ci sono quelli che si lamentano per il tempo e i soldi spesi, chi accusa di voler “mettere gli amici”, chi dice che è perché non ci sono soldi per pagare i neo assunti, chi annuncia che non voterà più per Marino. Ci sono quelli che preannunciano richieste di risarcimento, chi si trova ora senza lavoro, avendo vinto il concorso e essendosi dimesso da altri posti. Si fatica, onestamente, a trovare qualcuno contento e soddisfatto di questa decisione.