Concorsone per vigili, quando l’esame non finisce mai

di Sergio Rizzo per Il Corriere della Sera

Il consiglio più sensato che si può dar loro, a questo punto, sarebbe quello di mettersi l’anima in pace. Destinatari, i 2.671 ragazzi ai quali è toccato in sorte di partecipare a un concorso per 300 vigili urbani a Roma: senza immaginare il girone dantesco nel quale sarebbero finiti. Per rendervene conto date un’occhiata al sito internet del Comune. C’è scritto, testuale, che «i lavori della Commissione esaminatrice sono sospesi a decorrere dal 10 maggio 2013». Da oltre un anno i compiti scritti di quegli aspiranti pizzardoni sono chiusi in una cassaforte, in attesa che qualcuno si decida a mettere fine a una vicenda semplicemente allucinante.

Il mega bando per 22 categorie

La storia ha inizio il 23 febbraio del 2010. Sindaco di Roma è Gianni Alemanno. Quel giorno il Campidoglio, che occupa già oltre 60 mila persone fra strutture comunali e aziende municipalizzate, pubblica il bando di un concorsone per il reclutamento di altri 1.995 dipendenti di 22 diverse categorie. Ci sono per esempio 57 dietisti, 197 informatici, 136 architetti, 87 ingegneri. E pure i famosi 300 vigili: alle selezioni si presentano in 16 mila e vengono giudicati idonei in 2.671. Non resta che fargli sostenere la prova scritta, che sarà poi seguita, ovviamente per chi riuscirà a superarla, da quella orale.

La prova scritta: modifiche alle risposte

Mancano pochi giorni al Natale del 2012 e dalla pubblicazione del bando sono già passati quasi tre anni. L’esame si svolge in un clima surreale, non soltanto perché ai candidati viene concessa la possibilità di modificare le risposte ai quesiti dopo averle scritte e il via vai dai bagni è senza soluzione di continuità. Succede che a ridosso delle elezioni comunali del 2013, con i compiti già corretti, Alemanno revoca la commissione d’esame in seguito all’avvio di un’inchiesta da parte della Procura di Roma nella quale si ipotizza il reato di falso ideologico. I magistrati sospettano che il verbale sarebbe stato firmato durante una riunione mai tenutasi. Salta così il presidente Angelo Giuliani, all’epoca comandante della polizia municipale. E saltano con lui gli altri due componenti e le segretarie di commissione.

 

L’ex presidente di commissione ai domiciliari

Per Giuliani comincia una fase nera: il 26 febbraio di quest’anno finisce agli arresti domiciliari. Secondo l’agenzia Ansa la Procura romana questa volta lo accusa di aver fatto ottenere irregolarmente un appalto a una ditta incaricata di ripulire il manto stradale dopo ogni incidente. La revoca di quella commissione è uno degli ultimi atti della giunta Alemanno. A giugno l’ex ministro dell’Agricoltura perde le elezioni e deve lasciare il posto a Ignazio Marino. Il quale si ritrova fra i piedi anche la brutta rogna del concorso per i 300 vigili. Sempre più brutta. Perché nel frattempo si scopre pure che le buste, nelle quali i candidati hanno dovuto chiudere i compiti, lasciano intravedere il contenuto. Seconda inchiesta e secondo stop.

La rinuncia del prefetto dopo 18 giorni

Si arriva così alla fine di dicembre 2013, quando Marino nomina finalmente la nuova commissione. La guida il presidente onorario del Consiglio di Stato, Costantino Salvatore: che però dopo un mese saluta tutti e se ne va. Motivi personali, dice. Il 14 febbraio arriva allora il prefetto Alberto Capuano, anch’egli con un passato di capo della polizia municipale della capitale. A lui diciotto giorni sono più che sufficienti per rendersi conto che non è aria. Il 4 marzo si dimette spiegando al sindaco che «lo stato del procedimento, con le problematiche sottostanti, è tale che alla sua conclusione non potrà pervenirsi che dopo non pochi mesi di continuo lavoro». E non è l’unico a gettare la spugna: lo fa pure un altro membro della commissione, Attilio Vallante, per «sopravvenuti impegni istituzionali inconciliabili con il gravoso carico di lavoro richiesto».

 

La nomina della quarta commissione

Inevitabile la nomina di una quarta commissione, con un quarto presidente: il prefetto settantenne Vincenzo Greco, commissario del Comune di Minturno, in provincia di Latina. E si va avanti, nel tentativo evidente di trovare un posto nel Guinness dei primati. La prossima tappa riguarda le buste: una sottocommissione di dieci elementi ha l’incarico di reimbustare i 2.671 compiti. Che successivamente verranno corretti una seconda volta. Naturalmente i candidati che saranno (ma quando?) ammessi alla prova orale dovranno ripartire da zero: in questi anni sono cambiate norme del Codice della strada, pezzi di diritto amministrativo, leggi e regolamenti.

 

Il rischio che i posti di lavoro svaniscano

Sempre che serva a qualcosa. Perché con questi chiari di luna l’ultima cosa a cui il Comune di Roma può pensare è di assumere altri 300 vigili urbani. Anche se la speranza, recita il proverbio, è l’ultima a morire. Qualche mese fa il consiglio comunale non ha forse fatto passare un mozione per far assorbire dalle aziende municipalizzate 140 «gladiatori», ovvero gli ex metronotte rimasti senza lavoro che per protesta erano saliti sul Colosseo?