Conflitto d’inte-Renzi. Matteo sarebbe fuorilegge pure per il suo amico Macron. Conte ha riproposto una riforma ad hoc. Ma ha guidato due governi e non s’è vista traccia

Il leader M5S Giuseppe Conte ha riproposto una riforma sul conflitto di interesse. Ma ha guidato due governi e non s'è vista traccia.

Conflitto d’inte-Renzi. Matteo sarebbe fuorilegge pure per il suo amico Macron. Conte ha riproposto una riforma ad hoc. Ma ha guidato due governi e non s’è vista traccia

“Renzi? Mi colpisce molto che un senatore prenda soldi da enti pubblici di uno Stato estero, ma lo risolveremo con una legge sul conflitto di interesse“. Anche Giuseppe Conte è intervenuto sulla vicenda dei bonifici da parte di Paesi stranieri e imprenditori sul conto da circa 2,6 milioni di euro di Matteo Renzi sollevata nei giorni scorsi dal Fatto Quotidiano. Due sere fa, commentando le ultime novità ospite di Otto e mezzo su La7 (qui il video), ha inoltre voluto sottolineare di essere rimasto “colpito” dal fatto che “un pagamento arrivi da parte di uno dei Benetton, proprio mentre noi ci battevamo contro la concessione di Autostrade. Mi chiedo con che stato d’animo Italia Viva possa aver approcciato alla cosa” (leggi l’articolo).

Parole al vetriolo, dunque, che lasciano intendere come il presidente del Movimento cinque stelle abbia tra i propri principali obiettivi quello di arrivare a una legge sul conflitto d’interessi. Impegno che, d’altronde, Conte ha esplicitato in maniera chiara nel corso dell’intervista. Certo, l’ex premier non può sentirsi certamente sollevato da ogni responsabilità considerando che è stato a capo di ben due esecutivi negli ultimi anni. E non può bastare l’alibi di un governo prima con la Lega (contraria a una legge che andasse in questo senso) e poi con Italia Viva (parimenti contraria). E non a caso oggi il tema è riscoppiato proprio nello scontro tra i due leader Renzi e Conte: da una parte chi avrebbe “beneficiato” della mancanza di una legge ad hoc, e dall’altra chi si ricorda – tardivamente – della necessità di una norma in questo senso.

SCHERZO DEL DESTINO. C’è da dire, peraltro, che una buona soluzione – che secondo quanto risulta al nostro giornale soprattutto i Cinque stelle starebbero studiando – arriva da un “alleato” inaspettato: Emmanuel Macron. Proprio il leader francese, a cui Renzi non ha mai nascosto di ispirarsi, ha voluto e poi approvato una legge che regolamenta i conflitti d’interessi. Risultato? Se quella identica legge esistesse in Italia, sarebbero guai per il leader di Italia viva. Il mandato di parlamentare, stabilisce infatti il provvedimento, è incompatibile con alcune funzioni, sia pubbliche che private. Per evitare il rischio di conflitti di interesse, le incompatibilità legate alle attività di consulenza sono rafforzate ed estese. Esse riguardano l’esercizio di un’attività di consulenza, ma anche le funzioni di direzione di una società di consulenza e la detenzione del controllo di tale società.

CORSI E RICORSI. In particolare, un deputato o senatore in Francia non può più “iniziare ad esercitare un’attività di consulenza che non era sua prima dell’inizio del suo mandato, anche se si tratta di una libera professione regolamentata come quella di avvocato”; “proseguire un’attività di consulenza iniziata meno di un anno prima dell’inizio del suo mandato”; “fornire servizi di consulenza a soggetti che lavorano principalmente per soggetti pubblici”; “acquisire il controllo di una società di consulenza o conservarlo se l’ha acquisito meno di un anno prima dell’inizio del suo mandato”. Finita qui? Certo che no.

I parlamentari francesi devono precisare, nella dichiarazione di interessi e di attività che consegnano all’ufficio di presidenza della loro assemblea e all’Alta Autorità per la trasparenza della vita pubblica, le loro partecipazioni dirette o indirette che conferiscono loro il controllo di una società di consulenza. L’ufficio di presidenza dell’assemblea interessata è incaricato di esaminare se tali contributi finanziari siano compatibili con il mandato parlamentare e, in caso di dubbio, di adire il Consiglio costituzionale. È evidente, dunque, viste le consulenze di Renzi e visti i compensi ricevuti che si entrerebbe con questo provvedimento in un limbo da cui sarebbe difficile uscire per il senatore di Italia viva. Ed è paradossale che la proposta arrivi proprio da quel Macron a cui Renzi si ispira. Alla Leopolda 2019, la prima del suo partito, disse addirittura: “Italia Viva vuol fare con il Pd come Macron con i Socialisti”. Ecco un inizio potrebbe essere quello proprio di presentare una legge sul conflitto d’interessi. Peccato ci sia un conflitto d’interessi.