Confusione a 5 Stelle. Dall’Alde al codice “salva-Raggi” fino all’Italicum, tutti i dietrofront di Grillo e compagni

Il tentativo di aggregarsi all’Alde è stata solo l'ultima giravolta di Beppe Grillo. Nell'ultimo periodo di dietrofront se ne contano infatti a bizzeffe...

C’era una volta il Movimento 5 Stelle anti-euro, quello che per un avviso di garanzia gridava “dimissioni-dimissioni!” a destra e sinistra e che dell’Italicum, la legge elettorale sulla quale la Corte Costituzionale si pronuncerà a fine mese, diceva: “È peggio del Porcellum”. Ve lo ricordate? Bene: dimenticatelo. Di quel Movimento, nei fatti, non esiste più nulla. Più europeisti, almeno nelle intenzioni; pro-Italicum, addirittura garantisti: ecco la mutazione a 5 Stelle, avvenuta nell’arco degli ultimi mesi e accelerata dalle dimissioni di Matteo Renzi da Palazzo Chigi. Perché si sa: la voglia di andare al Governo è tanta e per farlo bisogna sembrare “rassicuranti”, abbandonando certe posizioni oltranziste. In Italia e, soprattutto, in Europa.

L’ultima clamorosa giravolta – sulla quale aveva inutilmente espresso parere favorevole il 78,5% dei votanti – è stata quella che nelle ultime 72 ore ha visto il Movimento tentare di passare dal gruppo Efdd (al cui interno figura anche l’Ukip di Nigel Farage) all’Alde, il Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa presieduto da Guy Verhofstadt. Accordo poi saltato dopo che l’ex premier belga ha spiegato che “non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa”.

Contrordine – Una specie di tragicommedia che, già prima dell’annuncio di Verhofstadt, aveva visto eurodeputati e parlamentari nazionali dei 5 Stelle dirsi contrari all’adesione alla stessa Alde. Favorevole, fra le altre cose, sia al Ttip sia al mantenimento della moneta unica, sulla quale il Movimento vorrebbe addirittura indire un referendum per chiedere agli italiani come la pensano. Certo, la figuraccia resta. Anche se, come detto, non c’è solo questo. Con l’anno nuovo, infatti, i grillini si sono svegliati meno giustizialisti e più garantisti. Se per gli avversari politici bastava un avviso di garanzia per chiederne a gran voce un passo indietro, il nuovo “codice etico” del Movimento prevede che “la ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità”. Uno “scudo” per proteggere la sindaca di Roma, Virginia Raggi, sulla quale pende l’ombra di un avviso di garanzia? Per molti è così. Anche stavolta, però, ricordando i casi Pizzarotti e Capuozzo, la coerenza è andata a farsi benedire.

Onestà-onestà – Prima ancora c’era stato un altro, rumoroso dietrofront: quello sulla legge elettorale. Forse in pochi lo ricorderanno, ma a dicembre 2013 i pentastellati si dicevano addirittura favorevoli ad un ritorno al Mattarellum, “ultima legge elettorale votata da un Parlamento legittimo”. Poi è arrivato l’Italicum, un “sistema per far fuori gli onesti, cioè noi”. Diventato però, dopo la vittoria del No al referendum del 4 dicembre, utile per tornare al voto il prima possibile, estendendolo pure al Senato. Anche perché “i partiti farebbero solamente una legge peggiore per i cittadini e ‘Anticinquestellum’”. Alla prossima giravolta.

Tw: @GiorgioVelardi