Consolato italiano di Basilea. Aiutone all’ente fondato dalla Cgil. Palazzo storico venduto a 4 milioni di franchi svizzeri. Meno di metà andati allo Stato, 664mila all’Ecap

A Basilea un Palazzo storico venduto a 4 milioni di franchi svizzeri. Meno di metà andati allo Stato, 664mila all'Ecap.

Consolato italiano di Basilea. Aiutone all’ente fondato dalla Cgil. Palazzo storico venduto a 4 milioni di franchi svizzeri. Meno di metà andati allo Stato, 664mila all’Ecap

È una storia così bizzarra da sembrare un pesce d’aprile. E infatti è proprio il 1° aprile che in Svizzera, a Basilea, per 4 milioni 50mila franchi è stato venduto un palazzo di mille metri quadri in Nauenstrasse 71. Per gli italiani di Basilea era un palazzo storico: di proprietà della Fopras, una fondazione che si occupava di formazione ma anche di corsi di lingua e cultura italiana, per anni ha ospitato il Comites, l’organo di rappresentanza dei nostri emigrati.

Il tutto con la benedizione della Farnesina, cioè dei contribuenti: il ministero non solo finanziava i corsi, ma aveva anche lautamente contribuito alla ristrutturazione del palazzo. Aveva però una garanzia, registrata dall’articolo 11 dello statuto della fondazione: in caso di scioglimento della Fopras il Consolato italiano avrebbe ereditato tutto, capitale e immobili.

PESCE D’APRILE. E invece? Di quei 4 milioni di franchi lo Stato italiano ha visto meno della metà. “Nel 2018, inspiegabilmente, il Consolato ha rinunciato ai propri diritti per favorire l’Ecap, un ente di formazione professionale fondato dalla Cgil” spiega Marco Tommasini, consigliere del Comites. All’epoca l’Ecap navigava in acque travagliate, visto che nel 2016 era stato denunciato dal Cantone di Zurigo per aver incassato 5,3 milioni di franchi per corsi-fantasma. A qualcuno è allora venuto il colpo di genio: una bella fusione con la Fopras avrebbe permesso all’Ecap di continuare l’attività senza problemi, incamerando liquidità benedetta (circa 900.000 franchi) e immobili per quasi 2 milioni.

Il palazzo di maggior pregio era, appunto, la sede di Nauenstrasse, valutato a bilancio un milion 950mila franchi e gravato da un mutuo di 966 mila, ma sicuramente collocabile sul mercato ad almeno il doppio. Un affare. Serviva, però, il via libera del Consolato. E l’allora console Michele Camerota (nella foto) ha provveduto con magnanimità, rinunciando “alla trasmigrazione dei diritti che scaturiscono dall’art. 11 dello Statuto”.

Il Comites è stato informato con oltre sei mesi di ritardo, e solo dopo la partenza del console, dei termini dell’accordo con l’Ecap: in cambio di una quota della vendita del palazzo che avrebbe dovuto essere suo, il Consolato si accollava pure i costi dello scorporo della sede dal patrimonio sociale, le spese “di intermediazione immobiliare”, le tasse notarili e di registro, l’’imposta sul trasferimento di proprietà e l’”eventuale imposta da utili”.

Ad aprile 2021, finalmente, il rogito. Saldato il mutuo, e dedotte tasse e spese, nella cassa del consolato di Basilea sono arrivati 1,78 milioni. All’Ecap sono andati invece 664 mila franchi, in aggiunta ai 900 mila dell’attivo circolante già incassato nel 2018 e a un padiglione valutato 150mila. Tutti contenti? L’Ecap senz’altro: le risorse Fopras hanno contribuito, nel 2018, a risarcire il cantone di Zurigo e a far ritirare la denuncia. Quanto al Consolato, è convinto di aver “tenuto conto degli interessi della comunità italiana e dell’erario”.

Ma lo Stato? Ci ha rimesso, eccome: ha di fatto regalato all’Ecap quasi un milione 700mila franchi senza trasparenza e senza un chiaro motivo. Oltre ai 700 mila franchi che continua a sborsare all’Ecap ogni anno, per i corsi di lingua e cultura italiana.