Un esercito di trombati, amici e soliti noti, ecco gli staff del Governo. Una marea di consulenti a Palazzo Chigi. La Meloni imbarca pure Pupi Avati

Consulenti a Palazzo Chigi. Un esercito di trombati, amici e gli immancabili soliti noti. Ecco gli staff del Governo

Un esercito di trombati, amici e soliti noti, ecco gli staff del Governo. Una marea di consulenti a Palazzo Chigi. La Meloni imbarca pure Pupi Avati

“Io né di destra né di sinistra”, aveva detto all’indomani della sua partecipazione a metà dicembre alla festa per il decennale di Fratelli d’Italia. “Non voglio etichette, io sono i miei film”, aveva poi aggiunto Pupi Avati, uno dei registi più noti e autorevoli del panorama cinematografico italiano. Eppure oggi ritroviamo il suo nome tra i consulenti e i collaboratori di Palazzo Chigi.

Più precisamente, Avati è, a titolo gratuito, “consigliere per le le tematiche afferenti al settore della cultura” di Antonio Tajani dato che il forzista, oltre ad essere ministro degli Esteri (e ovviamente alla Farnesina gode di uno staff ad hoc), è anche vicepremier e, in qualità di numero due della Meloni (insieme a Matteo Salvini), ha anche qui consulenti e collaboratori.

Che, peraltro, non sono affatto pochi. Accanto al pluripremiato regista spuntano anche fedelissimi di partito ed ex parlamentari. Qualche esempio? Sempre nello staff di Tajani troviamo Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia fino alla scorsa legislatura, esattamente come Maria Spena: anche lei ex parlamentare dal 2018 al 2022 e ora “rientrata” nello staff del compagno di partito, Tajani.

Ebbene, Giacomoni è oggi “consigliere per la politica economica e imprenditoriale” del vicepremier (stipendio da 50mila euro lordi annui); la Spena è invece “consigliere per le tematiche afferenti alle filiere produttive, alle politiche della formazione e sociali” (40mila euro). Ci si chiede a cosa servano, però, questi incarichi dato che ci sono ministeri appositi che si occupano di imprenditoria, di politiche sociali e, nel caso di Avati, di cultura.

Ma non è finita qui. Che Tajani si fidi soltanto di forzisti è testimoniato anche da altre collaborazioni, come quella con Emily Rini, coordinatrice del partito in Val d’Aosta e candidata (non eletta) alle ultime politiche, assunta in qualità di “esperta” (di più non si sa dall’elenco reperibile sui siti istituzionali). Ma non è tutto.

C’è spazio anche per Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico (duemila anime in provincia di Avellino) e pure lui candidato e non eletto alle ultime politiche (la campagna elettorale di De Angelis si chiuse proprio con la partecipazione di Tajani).

A rientrare, per così dire, dalla “finestra” è stato anche Giuseppe Incocciati, candidato con Forza Italia nel 2018 e anche lui al tempo non eletto. Incocciati, prima di darsi alla politica, è stato allenatore e calciatore (ha militato tra le altre squadre nel Milan, nel Napoli e nell’Atalanta) e, non a caso, si occupa per Tajani (per 30mila euro) di “tematiche giovanili e sportive”. Fa niente se anche in questo caso c’è un ministro ad hoc.

L’altro vice

A questo punto la domanda è lecita: e l’altro vicepremier come si è comportato? Anche qui la lista di fedelissimi è piuttosto vasta. A cominciare da Matteo Pandini, portavoce del vicepremier leghista (60mila euro). Pandini non a caso è autore del libro “Secondo Matteo. Follia e coraggio per cambiare il Paese” (Rizzoli) e ricopre lo stesso ruolo anche al ministero delle Infrastrutture.

Esattamente come Daniele Bertana, altro fedelissimo di Salvini, che è suo segretario particolare sia a Palazzo Chigi (50mila euro) che al dicastero dei Trasporti. Ma la vera curiosità è un’altra: nell’elenco infatti compare anche il nome di Leonardo Foa.

Qualcuno probabilmente lo ricorderà: il nome del figlio di Marcello Foa, giornalista ed ex presidente della Rai, già compariva nello staff di Salvini al Viminale al tempo del governo Conte1, cosa che fece sorgere non poche polemiche. A distanza di cinque anni Foa torna a lavorare con Salvini in qualità di “esperto responsabile della pianificazione e della promozione delle attività del Vicepresidente”, per un compenso annuo di ben 120mila euro lordi.

La premier

Se gli staff – com’è legittimo che sia e come accade dopotutto puntualmente con ogni governo – sono così pieni di fedelissimi, poteva essere da meno la premier Giorgia Meloni? Assolutamente no. A cominciare da Patrizia Scurti, capo della segreteria particolare e sicuramente una delle persone di cui la leader di Fratelli d’Italia si fida di più in assoluto.

Nello staff, ovviamente, non è sola. Accanto alla storica portavoce (Giovanna Ianniello) c’è anche Fabrizio Alfano, ex giornalista dell’Agi e portavoce di Gianfranco Fini al tempo della presidenza alla Camera. Non poteva poi mancare Tommaso Longobardi, il guru social della Meloni.

Negli ultimi quattro anni è il 30enne romano laureato in Psicologia che ha deciso come far comunicare in rete la leader di Fratelli d’Italia. E non a caso oggi è “esperto senior di sito internet, web e sociali media” per una retribuzione di 80mila euro.

La lunga lista

La musica resta poi la stessa anche per o sottosegretari e tutti i ministri senza portafoglio. Qualche esempio, anche in questo caso, potrebbe aiutare a capire di cosa stiamo parlando. Capo della segreteria tecnica dell’ufficio del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, ad esempio, è Emilio Scalfarotto, molto legato a diversi parlamentari FdI, da ragazzo nel Fronte della Gioventù, fino poi a fondare l’associazione “Fratelli di Italia”, poi diventato come sappiamo il nome del partito meloniano.

A lavorare con la ministra Alessandra Locatelli, invece, troviamo Tiziano Fistolera, in passato coordinatore provinciale della Lega Giovani a Sondrio e oggi consigliere comunale a Delebio (tremila cittadini in provincia di Sondrio, appunto).