Conte frena sulla missione Sophia. Che ci costa 129mila euro al giorno. Da ottobre a oggi spesi 380 milioni in programmi militari. Più di 11 solo per quello contro il traffico dei migranti

L’Italia chiede un aggiornamento del mandato sulla missione Sophia

L’Italia chiede “un aggiornamento del mandato dell’operazione Sophia” per “evitare che gli sbarchi dei migranti salvati dalle navi dell’operazione avvengano soltanto in Italia. Anche su questo tema occorre che tutti gli Stati membri si chiedano davvero se valga la pena di mettere in pericolo un’operazione anche di forte valenza politica” per “reiterare una chiusura netta ad un aggiornamento del mandato che l’Italia chiede allo scopo di ottenere finalmente uno sforzo condiviso sugli sbarchi”. Parola di Giuseppe Conte. Il premier porterà tali richiesta al Consiglio europeo in programma nei prossimi giorni.

Il ragionamento è chiaro: la lotta al business dei migranti e alla tratta dei nuovi schiavi – obiettivo dichiarato della missione Sophia – non può gravare solo sull’Italia ma dev’essere più equamente distribuito. Un ragionamento, questo, che non ha risvolti soltanto politici per l’Italia, ma anche economici. Proprio ieri è stata consegnata in Parlamento la relazione sulle missioni internazionali (oggi verrà discussa in Commissione Esteri alla Camera), con annessa deliberazione del Governo, sottoposta ora al vaglio parlamentare, per rifinanziare le stesse missioni da ottobre a dicembre.

Il primo dato che salta agli occhi è che da ottobre a dicembre si prevede una spesa di 380 milioni di euro per coprire le spese di tutti i teatri di guerra in cui l’Italia è impegnata e che vedono impegnati ben 6.309 militari. Se si volesse allargare il costo delle nostre missioni a tutto il 2018, ecco che la spesa lievita a dismisura, superando il miliardo di euro (per l’esattezza: 1.107.800.156 euro). Come detto, tra i vari programmi che vedono l’Italia in prima linea c’è proprio la missione Sophia. Parliamo di una missione voluta e diretta dall’Unione europea e che mira a “smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di essere umani nel Mediterraneo, realizzata adottando misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori e dai trafficanti”. Un compito, dunque, piuttosto gravoso.

Basti pensare che nella documentazione si specifica anche da inizio operazione sono stati consegnati all’autorità giudiziaria 148 sospetti scafisti “neutralizzando 550 natanti utilizzati per il traffico”. Senza dimenticare i 311 salvataggi supportati dalle navi militari di Sophia per un totale di 44.810 migranti soccorsi. La missione, però, come detto, ricade quasi interamente sul nostro Paese. Il nostro contingente annuale medio è pari a 470 unità (più due mezzi aerei e uno navale). E questo spiega la spesa del nostro Paese per il programma militare: dal primo ottobre a fine anno 11,7 milioni di euro. In altre parole 129mila euro ogni giorno che passa solo per la missione Sophia.

Come detto, però, i fronti caldi sono tanti e diversi. In Afghanistan, per dire, ancora abbiamo 800 militari impiegati, per una spesa negli ultimi tre mesi del 2018 di 66 milioni. In Libano, invece, i militari impiegati sono 1.072 per una spesa di 47 milioni. Per sconfiggere l’Isis (almeno questo l’obiettivo formale di questa missione) siamo anche in Iraq, con un contingente di 1.170 unità e una spesa, in tre mesi, di 107 milioni. Senza dimenticare le tante missioni Nato. A cominciare da “Sea Guardian”, altra missione di “osservazione” nel Mediterraneo: 5 milioni di spesa per altri 75 militari italiani impiegati.