Conte incontrerà Draghi lunedì e intanto lancia la riforma della legge elettorale proporzionale

Conte incontrerà Draghi lunedì. E intanto lancia la riforma della legge elettorale: con il proporzionale uscire dal Governo sarebbe più facile

Conte incontrerà Draghi lunedì. Ed è lo stesso leader M5S a preannunciare il faccia a faccia con il premier. Dopo le furibonde polemiche sulle presunte telefonate tra il presidente del Consiglio e Beppe Grillo durante le quali Mario Draghi avrebbe chiesto al garante del Movimento la testa di Giuseppe Conte.

Ci sarà “un colloquio telefonico oggi e ci incontreremo lunedì”, ha confermato l’avvocato del popolo a margine dell’evento Il lavoro interroga, organizzato dalla Cgil a Roma.

Vero l’incontro tra Conte e Draghi

Quel che è certo è che il pressing tra gli eletti Cinque Stelle per uscire dal Governo si fa sempre più forte con il passare delle ore.

E sebbene Grillo abbia a più riprese frenato ogni ipotesi di rottura con la maggioranza e lo stesso Draghi abbia avvertito che, anche in caso di appoggio esterno, non ci sarebbero più le condizioni per proseguire, il dilemma di Conte è dettato da un’altra ragione.

Lo strappo pregiudicherebbe, come ha fatto intendere chiaramente lo stato maggiore del Pd da Enrico Letta in giù, la futura alleanza con i dem alle prossime Politiche.

Uno scenario nefasto per i 5 Stelle, in affanno nei sondaggi, dal momento che, con l’attuale legge elettorale, le urne si trasformerebbero per il Movimento in un bagno di sangue.

Non a caso, oggi Conte è tornato a battere sulla necessità di una riforma delle regole del gioco.

“Il tasso di democraticità del nostro sistema sta scendendo sempre più in basso. I cittadini non partecipano perché ritengono di non poter incidere nelle scelte. La crisi della rappresentanza è collegata con quella della rappresentatività, anche in prospettiva della riduzione del numero dei parlamentari una legge proporzionale potrebbe essere una soluzione, ma non una panacea di un problema più complessivo”, ha detto il leader M5S.

Una riforma che lo metterebbe al riparo dalla tagliola del Rosatellum. Dandogli mano libera tanto nei confronti del Pd quanto di Draghi.