Conte punta i piedi con Draghi. E a Salvini saltano i nervi

La Lega fa trapelare malessere e fastidio per l’incontro tra il leader M5S Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi.

La Lega fa trapelare malessere e fastidio per l’incontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Sbraitando su un presunto comportamento di favore nei confronti del Movimento 5 Stelle, solo perché il suo leader ha illustrato al presidente del Consiglio i motivi del “disagio politico” manifestato a mezzo stampa.

La Lega fa trapelare malessere e fastidio per l’incontro tra il leader M5S Conte e il premier Mario Draghi

Un passaggio delicato, che ha richiesto un incontro. In una fase delicata era il minimo. Ma c’è sempre qualcuno che ha voglia di polemizzare. Ed è un paradosso che la critica arrivi proprio da quella Lega, che fin dalla nascita del governo dei Migliori ha piantato grane, ha rivendicato battaglie, chiesto modifiche su una serie di provvedimenti. Arrivando ad astenersi in Consiglio dei ministri, come accaduto già ad aprile dello scorso anno, quando si parlava – nell’ambito delle misure anti-contagio – dell’orario del coprifuoco.

In quel caso i leghisti, con Giancarlo Giorgetti capofila, non votarono il testo. Lo stesso comportamento è stato messo in campo qualche mese fa, a febbraio, con l’astensione decisa sulle norme relativa alla scuola e alla dad, con la denuncia dei salviniani sulla “discriminazione dei non vaccinati”.

Il segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini, ha poi chiesto e ottenuto più volte degli incontri a Palazzo Chigi durante la vita di questo governo. Qualche esempio? Solo a maggio ci sono stati due faccia a faccia con Draghi per dirimere vicende politiche, in primis i rincari delle bollette e le decisioni in materia di tasse con un occhio all’invio di armi all’Ucraina.

Un altro vertice c’era stato ad aprile, seppure insieme al coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, nel pieno del confronto sulla delega fiscale. E ancora: nel 2021, tra ottobre e dicembre, si contano almeno altri tre incontri tra il premier e l’ex ministro dell’Interno, spesso organizzati per avere dei chiarimenti sulla linea dell’esecutivo e per illustrare le rivendicazioni della Lega.

Insomma, il partito di Salvini è sempre stato pronto a salire sulle barricate sui dossier più caldi e divisivi. Appare ancora di più surreale la contestazione sul tema dell’attenzione riservata, per una volta, da Draghi alle richieste avanzate da Conte. In questi mesi il presidente del Consiglio ha puntualmente ignorato le esigenze del M5S, nonostante fosse la forza politica di maggioranza relativa. E quindi decisiva negli equilibri del Parlamento.

Tanto per rendere l’idea, il premier non ha avuto nemmeno la sensibilità politica di incontrare Conte dopo la scissione decisa dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con la fondazione dei gruppi Insieme per il futuro. Sarebbe stata almeno una cortesia da parte del premier quella di cercare un dialogo con il leader di una forza di maggioranza, che aveva subito quelle tensioni. Invece niente.

Così diventa incomprensibile comprendere le ragioni delle lagnanze leghiste. Oltre all’agenda degli incontri tra Salvini e Draghi, infatti, ci sono le cronache politiche a ricordare come Lega abbia rallentato l’azione governativa, piantando delle bandierine sulla questioni più delicate. E spesso ha portato a casa il risultato di stoppare delle riforme, in spregio alle posizioni di Partito democratico e Movimento 5 Stelle.

Uno dei punti riguarda quel ddl Concorrenza, attualmente in commissione Attività produttive alla Camera, e in particolare il punto relativo alla liberalizzazione delle concessioni per i balneari. Durante l’iter del dibattito al Senato, la Lega ha frenato costantemente sulla questione, rischiando di far saltare il tavolo fino all’ultimo.

È storia di qualche settimana fa l’ultimatum lanciato dal presidente del Consiglio per l’approvazione, in prima lettura entro la fine di maggio, del provvedimento a Palazzo Madama. Sul capitolo dei balneari era stata però trovato una soluzione di compromesso che in pratica ha rinviato tutto ai decreti attuativi. Insomma, un contentino dato alla Lega.

Del resto già in precedenza era andato in onda un film del genere proprio sulla riforma fiscale, con particolare attenzione al capitolo del catasto. In commissione Finanze alla Camera c’era stato un duello all’ultimo voto fino al congelamento del testo. Per questa ragione Draghi ha accolto. ad aprile, la delegazione del centrodestra, capeggiata proprio da Salvini.

Per evitare lo stop della delega, è stata trovata una formula per annacquare la riforma del catasto, facendo rivendicare la vittoria politica alla Lega e Forza Italia, pressati dall’esterno da Fratelli d’Italia. Il remake potrebbe esserci nelle prossime ore sul tema della liberalizzazione dei taxi. Le auto bianche si sono fermate per due giorni, il 5 e 6 luglio, hanno simbolicamente assediato Palazzo Chigi, chiedendo lo stralcio dell’articolo che li riguarda.

A spalleggiare la protesta dei tassisti, manco a dirlo, c’è la Lega, che è intenzionata a rallentare l’iter del ddl Concorrenza. Con lo scopo di depotenziare il testo. Non a caso già si parla di una soluzione per i tassisti simile a quella individuata per concessione dei balneari. E magari Salvini tra qualche giorno chiederà e otterrà un vertice a Palazzo Chigi.