Reddito di cittadinanza, Conte: “È una guerra contro i più deboli vigliacca e miope. Noi daremo battaglia e io sarò in prima fila a difenderlo”

Il leader M5S, Giuseppe Conte, torna a difendere il Reddito di cittadinanza in una lunga intervista al settimanale Tpi, da oggi in edicola.

Reddito di cittadinanza, Conte: “È una guerra contro i più deboli vigliacca e miope. Noi daremo battaglia e io sarò in prima fila a difenderlo”

“Facciano, facciano. Li aspetto al varco”. Così il leader M5S, Giuseppe Conte, intervistato dal settimanale Tpi, da oggi in edicola per la prima volta, rispondendo alla domanda di Luca Telese se promuove il referendum contro il reddito di cittadinanza. E ancora: È il più importante provvedimento-bandiera del suo governo: la preoccupa l’offensiva? “Zero. Non mi spaventa affatto. Noi daremo battaglia, e io sarò in prima fila per difendere il reddito”.

Dicono, lo incalza Telese: “Nessuno vuole più lavorare per colpa di questo sussidio”. E l’argomento-cardine è: il reddito crea legioni di “divanisti”. “È propaganda: che non sia vero lo dicono i numeri e l’incrocio dei dati. Ci sono solo 12mila percettori di Rdc realmente occupabili! Non può essere questa la causa della mancata disponibilità di manodopera, dunque”.

“Il “divanismo” è uno slogan – aggiunge ancora Conte nell’intervista a Tpi -: serve a screditare i tanti che, grazie a quel sussidio, percepiscono perlopiù da 300 a 500 euro, ma così riescono ad uscire dalla soglia della povertà assoluta. La verità? Non si vuol tenere conto che 2/3 dei beneficiari sono anziani, bambini, persone disabili non sono in grado di lavorare”.

Non crede che la legge vada corretta? “Ogni vera riforma, dopo due anni, ha tutto da guadagnare da un tagliando. Anzi”. “Girando l’Italia – prosegue l’ex premier – trovo tanti cittadini che prendono il reddito. Mi dicono: “Ridatemi dignità sociale. Fatemi fare lavori utili alla collettività, non voglio essere mantenuto””. E sui furbetti: “Vero. Ma nessuno in Italia propone di cancellare le pensioni di invalidità perché ci sono i finti invalidi. Bisogna riflettere su questa offensiva e sui suoi reali obiettivi”.

“Oggi so molto più su chi prende il reddito – spiega ancora Conte a Tpi -: solo 1/3 sono persone davvero “occupabili”. Tutte usano il reddito per cibo e generi di prima necessità, non per le vacanze a Formentera! Quel che non ha funzionato non è la parte dell’assistenza, ma il collocamento al lavoro. Su quel terreno bisogna intervenire”.

“L’obiettivo di questa campagna – afferma Conte riferendosi ancora al Reddito di cittadinanza – non è rendere più efficiente lo strumento, ma distruggerlo. Il vero movente è ideologico: cancellare una misura sociale, riportare indietro le lancette della storia. Da sempre sono le classi più povere a lottare per rivendicare diritti sociali e condizioni migliori. Qui è tutto capovolto! Alcuni politici che godono di posizioni privilegiate si accaniscono contro i poveri.Questo non lo accetto”.

“Certo: è una guerra contro i più deboli vigliacca e miope. Non considerano che coesione sociale e senso di comunità sono fattori di sviluppo, che fanno più forte e ricca l’intera nazione” aggiunge ancora il leader M5S. Crede che sia un’iniziativa popolare? “In questi giorni giro molto da Nord a Sud, parlo molto con i cittadini. Non hanno parola sui media: ma sono con noi. Malgrado tutto gli sforzi delle vecchie élite e dei professionisti della politica, il consenso sull’abrogazione del reddito non c’è”.

Il fronte del No: da Confindustria ai grandi giornali, da Italia viva a Fdi, alla Lega. “Se vogliono riuscirci dovranno passare sul mio cadavere. Sul tema del reddito scatta in me un sentimento che supera la disputa politica. Mi indigna l’idea – eticamente inaccettabile – dei privilegiati che si accaniscono contro i poveri. Dei garantiti che fanno guerre sante contro i non garantiti!”.

“I nomi? Eccoli. I capofila politici di questa battaglia sono – aggiunge Conte -: Renzi, Salvini, Meloni. Se lei guarda le loro biografie, scopre che tutti e tre – fin da ragazzi – campano di politica. Vivono da decenni di rendite garantite. Dalla politica”.