Conte riunisce i giallorossi. Un cronoprogramma per durare fino al 2023. Il premier chiede collaborazione nella definizione della nuova agenda

Perché sia chiaro che il Governo guarda lontano il premier lancia un hashtag: #Agenda2023. Mentre il vertice di maggioranza è in corso, Giuseppe Conte pubblica su twitter una foto che lo ritrae con i quattro capidelegazione dei partiti al tavolo dell’Esecutivo: Dario Franceschini (Pd), Alfonso Bonafede (M5S), Roberto Speranza (Leu), Teresa Bellanova (Iv). “Il Paese ha molte urgenze e i cittadini attendono tante risposte. Dobbiamo procedere spediti, determinati, compatti”, ammonisce. Bonafede è al suo debutto nel ruolo che finora era stato ricoperto da Luigi Di Maio. Conte è ben consapevole del travaglio interno ai Cinque Stelle e lo rispetta ma i tormenti dei grillini non possono rallentare il rilancio dell’azione di governo, la cosiddetta “fase 2”. Ma non succederà: il M5S – spiega da Sofia – gli ha assicurato che è “in grado di dare il giusto e auspicato contributo, anche adesso”.

FORMA E CONTENUTI. La riunione di ieri era funzionale a stabilire il metodo di lavoro e a buttare giù una prima bozza del cronoprogramma. Ma è stata interrotta dalla notizia che a Roma sono stati accertati due casi di Coronavirus di turisti cinesi. “Con le forze di maggioranza abbiamo definito un piano per l’Agenda 2023 partendo dal Programma di governo. Remiamo tutti nella stessa direzione in piena convergenza e con un percorso comune”, rende noto Palazzo Chigi al termine. Nella conferenza stampa – monopolizzata dall’aggiornamento sul virus – il premier accenna appena al vertice. “Abbiamo interrotto a un certo punto il lavoro – spiega – ma non era intenzione di questa prima riunione entrare nel merito delle singole misure. Nei prossimi giorni ci confronteremo con gruppi di lavoro per completare l’iniziativa”. Che seguissero tavoli di lavoro sui singoli temi, era peraltro annunciato.

PATTI CHIARI. Collaborazione e niente bandierine con cui i partiti possano rivendicare la paternità delle misure che verranno varate: è il metodo auspicato dal premier. Il lavoro non sarà semplice, Conte lo sa. In testa c’è il taglio delle tasse. Quella riforma fiscale – che punta al restyling dell’Irpef – a cui il ministro dem dell’Economia Roberto Gualtieri vuole dedicarsi da ora, per presentarla già ad aprile. E rendere operativo il taglio fiscale già dal prossimo anno. Così come è intenzione di mettersi a lavorare subito sulla manovra. Ma anche qui, dal Pd a Iv, dal M5S a Leu, si annunciano quattro proposte di riforma delle tasse. La novità è che si ritorna a parlare di rimodulare le aliquote Iva. Cosa che si voleva già fare nella scorsa manovra ma che Iv e M5S avevano impedito.

CRONOPROGRAMMA. Si partirà dunque dal programma, dai 29 punti delle origini. Taglio delle tasse, evasione fiscale, new green deal, economia sostenibile. Alla vigilia della verifica i toni di tutti sono contenuti ma ognuno ha bene in mente la propria agenda. Il Pd, oltre agli sgravi fiscali, vuole rivedere reddito di cittadinanza e quota 100. Conte precisa che “più che rivedere il reddito di cittadinanza dobbiamo completarlo”. “Abbiamo fatto tanto, è il momento di mettere il turbo”, dichiara Bonafede.

MISURA BANDIERA. Il M5S, oltre a difendere la sua misura bandiera studiata per contrastare la povertà, punta alla legge sul conflitto di interesse e a quella sul salario minimo. Liberi e Uguali, come il Partito democratico, chiede di mettere mano ai decreti sicurezza e mira alla revisione del Jobs act. Matteo Renzi, che scalda i motori per la prima assemblea nazionale di Italia Viva, insiste col suo piano choc da 120 miliardi: in testa infrastrutture e tagli delle tasse. E poi ci sono i temi divisivi “al massimo”. A cominciare dalla prescrizione. Per non parlare della revoca delle concessioni ad Autostrade. Da affrontare in fretta, però, già la prossima settimana.