Conte strapazza Salvini, si dimette e va da Mattarella: “L’esperienza di Governo finisce qui”. La Lega tenta la mossa della disperazione e ritira la sfiducia, ma il premier non tratta: “Se manca il coraggio me lo assumo io”

Entra tra gli applausi nell’Aula presieduta da Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte stringe le mani a tutti, anche con Matteo Salvini con cui scambia poche (e segrete) parole. Poi il premier prende la parola, e attacca duramente Salvini più volte interrotto dalle proteste dei leghisti, dagli applausi ironici di FI, da applausi di sostegno, vere e proprie “tifoserie” come le ha definite Casellati. Comincia di parlare poco dopo le 15 e finisce di parlare alle 15.58, concludendo con l’annuncio delle sue dimissioni di fronte al presidente Sergio Mattarella al termine del dibattito parlamentare. Un discorso fortissimo, con un duro attacco alla Lega e a Salvini. Che, nel suo intervento, replica: “Rifarei tutto quello che ho fatto”.

“Caro ministro, caro Matteo, se vuoi la crisi ritira i ministri”, dice con fermezza Conte. “Dissi che sarei stato l’avvocato del popolo, per questo l’azione di governo finisce qui, andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio”. Poi l’affondo sul piano personale: “Evita di accostare slogan politici a simboli religiosi, l’incoscienza religiosa rischia di offendere credenti e oscurare il principio di laicità”. Il vicepremier replica alzando le spalle e allargando le braccia.

Ma gli attacchi a Salvini hanno distinto l’intero intervento di Conte: “l ministro dell’Interno ha dimostrato di inseguire interessi personali e di partito“. Compromettendo, quelli “nazionali”. “Le sue scelte” rivelano “scarsa sensibilità istituzionale e carenza di cultura costituzionale”. Dodici giorni dopo lo strappo della Lega, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affrontato Matteo Salvini nell’Aula del Senato. “Ti ho sentito chiedere ‘pieni poteri’ e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa”. Seduto alla sua destra, a sorpresa per poter essere nella stessa inquadratura, il capo stesso del Viminale che per tutta la durata dell’intervento ha commentato con smorfie e sorrisi. Dall’altra parte Luigi Di Maio, che invece è rimasto immobile per tutto il tempo e alla fine si è alzato in piedi con parte dell’Aula per applaudire.

Conte ha accusato il leader del Carroccio di aver portato la crisi di governo sui social network e nelle piazze e di aver snobbato il Parlamento. Gli ha recriminato uno scarso rispetto delle istituzioni. E, uno dei casi più significativi che ha citato, è stato quando ha deciso di non andare in Aula a riferire sui rapporti con la Russia. “È una vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale”. Qui i parlamentari Pd e M5s hanno applaudito insieme e il vicepremier Salvini ha commentato, tirando idealmente una riga nel vuoto con due dita e dicendo: “Lo sapevo”. Ma il premier ha criticato anche i 5 stelle che quel giorno decisero di non presenziare: “Quando il presidente del Consiglio si presenta in Aula per rendere una informativa richiesta dal Parlamento stesso, il rispetto delle istituzioni vorrebbe che si rimanesse in Aula ad ascoltarlo e non c’è ragione che giustifichi l’allontanamento”.

Il discorso in Aula di Conte. “Ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di governo innescata dalla dichiarazioni del ministro dell’Interno, leader di una delle forze. Ho sempre sostenuto che in caso di interruzioni, sarei tornato qui. Nella sede dove ho raccolto la fiducia. Questo nasce dalla profonda convinzione che il confronto in quest’Aula, franco e trasparente sia lo strumento più efficace per il buon funzionamento di una democrazia parlamentare. Non si tratta di rendere omaggio a mere regole di forma, ma di sostanza politica.

Il giorno 8 agosto 2019, Salvini dopo avermi anticipato la decisione in un lungo colloquio, ha diramato una nota con cui ha detto che la Lega no voleva proseguire l’esperienza di governo. In seguito la Lega ha presentato una mozione di fiducia e ne ha chiesto la calendarizzazione. Siamo al cospetto di una decisione particolarmente grave e per questo merita di essere chiarita in un pubblico dibattito. La politica dei nostri giorni si sviluppo in buona parte sul piano comunicativo, affidandosi al linguaggio semplificato, è il segno inesorabile dei tempi. ma io ho garantito questo sarebbe stata un’esperienza di governo all’insegna della trasparenza e del cambiamento. L’esperienza di questo governo è nata sulla base della “trasparenza e del cambiamento e non posso permettere che questo passaggio istituzionale così rilevante possa consumarsi attraverso conciliaboli riservati, sui social o in dichiarazioni fatte per strada o in una piazza. Per un ufficiale contraddittorio l’unica sede in cui confronto pubblico può svolgersi è il Parlamento. E non posso permettere che non ci sia un pieno ufficiale contraddittorio. L’unica sede in cui il confronto può svolgersi in modo istituzionale è il Parlamento”.

E ancora: “La decisione della Lega di interrompere questa esperienza di governo, la reputo oggettivamente grave. Intanto interviene a interrompere un’esperienza di governo che procedeva operosamente. Che già nel primo momento aveva realizzato cambiamenti. Inoltre era nato per interpretare l’insoddisfazione dei cittadini e per questo mirava a realizzare un ampio disegno riformatore che ora viene bruscamente interrotto. Tre, questa decisione viola l’impegno che aveva preso all’inizio della legislatura. I tempi di questa decisione espongono a gravi rischi: elezioni anticipate in autunno, ma considerati i tempi c’è il rischio di isolarsi in esercizio provvisorio che è altamente probabile. Nell’ambito di una congiunta internazionale non favorevole, il nuovo governo doverne contrastare il rialzo dell’Iva. Quinto punto, aggiungo che questa crisi interviene in un momento delicato dell’interlocuzione con le istituzioni Europee. Si stanno per concludere le trattative per le nomine dei commissari.

Il ministro dell’Interno ha dimostrato di inseguire interessi personali e di partito. Quando una forza di partito si concentra solo sui propri interessi finisce per compromettere l’interesse nazionale. Le scelte di Salvini rivelano scarsa sensibilità istituzionale e carenza di cultura costituzionale”.

Amici della Lega, avete tentato di comunicare l’idea del governo dei No e, così, avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo pur di alimentare questa grancassa mediatica. Così, avete offeso non solo il mio impegno personale, e passi, ma anche la costante dedizione dei ministri. Avete offuscato la miriade di iniziative come il rilancio per il Sud. Ricordo ad esempio che ora abbiamo un solo piano tariffario per le autostrade, la riforma dello sport, l’assegnazione delle olimpiadi invernali, questo è un governo che ha lavorato intensamente sino all’ultimo giorno altro che governo dei no.

Dicendo che è stato il governo dei ‘no’, “avete offeso la verità dei fatti, avete oscurato le misure per rafforzare la sicurezza dei cittadini, le norme anticorruzione, il codice rosso” e “avete calpestato le misure di protezione sociale che, insieme, abbiamo adottato”, come “quota cento e reddito di cittadinanza” oltre alle norme in favore dei risparmiatori truffati dalle banche.

La verità è che all’indomani del voto europeo, Salvini ha posto in essere un’operazione di distacco e pretesto per lasciare il governo: questa decisione tuttavia ha compromesso lavoro legge di bilancio”. Il leghista qui ha scosso la testa, facendo segno di no.

“Il Paese ha urgente bisogno che siano completate le misure per favorire la crescita economica e gli investimenti. Abbiamo predisposto vari strumenti che con questa incertezza rischia di non essere valorizzati. Caro ministro dell’Interno, promuovendo questa crisi di governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. Ti ho sentito chiedere ‘pieni poteri’ e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa”. A questo punto, l’applauso dei senatori M5s si è aggiunto a quello dei senatori del Pd e di Leu. Il leader della Lega ha tenuto la testa china su un foglio prendendo appunti.

“Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità. Le crisi di governo, nel nostro ordinamento, non si affrontano e regolano nelle piazze, ma nel Parlamento. In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è fondamentale perché sia garantito l’equilibrio del nostro sistema e siano precluse vie autoritarie. In coincidenza dei più importanti Consigli europei non sei riuscito a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione”.

“Se tu avessi mostrato cultura delle regole l’intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento. Ci sono stati molti episodi che riservatamente e pubblicamente ti ho fatto notare, come ad esempio ti avevo detto di indicarmi i delegati della Lega per i lavori per approntare la finanziaria ma ho atteso due mesi”.

“Se avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale…”. Qui i parlamentari Pd e M5s hanno applaudito insieme e il vicepremier Salvini ha commentato, tirando idealmente una riga nel vuoto con due dita e dicendo: “Lo sapevo”. E Conte ha criticato anche i 5 stelle: “Quando il presidente del consiglio si presenta in Aula per rendere una informativa richiesta dal parlamento stesso”, come avvenuto per i presunti fondi russi alla Lega, “il rispetto delle istituzioni vorrebbe che si rimanesse in Aula ad ascoltarlo e non c’è ragione che giustifichi l’allontanamento”.

Come ultima osservazione rivolta direttamente a Salvini ha detto: “Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno. La crisi in atto compromette l’azione di questo governo che qui si arresta”.

L’intervento di Salvini. Il primo a intervenire in Aula è proprio Salvini. Che esordisce: “Rifarei tutto quello che ho fatto, con la grande forza di essere un uomo libero. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero “. Poi aggiunge, rivolto al premier: “Mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. Pericoloso, autoritario, irresponsabile, incosciente? Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti, bastava il Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio”. Rispetto al rapporto con l’Ue continua: “Io non voglio un’Italia schiava di nessuno. Non voglio catene. Sono stufo che ogni passo debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo. Siamo o non siamo un paese libero e sovrano?”. Poi l’affondo a Conte: “A me non è mai capitato di chiedere alla cancelliera Merkel consigli su come vincere la campagna elettorale visto che Salvini aveva chiuso i porti… “. Ma è la conclusione del suo intervento il punto focale: si rivolge al M5s e rinnova l’invito ad andare avanti assieme fino alla manovra: “La via maestra è quella delle elezioni. Ma siamo pronti ad andare avanti: se volete tagliamo i parlamentari e poi andiamo a votare. Ci siamo anche per fare una manovra economica coraggiosa e tagliare le tasse a milioni di italiani”. Cita Giovanni Paolo secondo: “La fiducia non si ottiene con le sole dichiarazioni o con la forza. Ma con fatti concreti”. Poi conclude: “Se volete governare con i Renzi, i Boschi e i Lotti, auguri”.