Conti correnti: la banca potrà applicare il prelievo forzoso. Le legge approvata lo scorso maggio consentirà agli istituti di spalmare le perdite sui conti correnti dei clienti

Conti correnti sotto minaccia, anche se non si conosce ancora l’entità del possibile danno. Si chiama bail-in, che poi è un modo elegante – e criptico – di ribattezzare ciò che altro non è che un prelievo forzoso che le banche potranno applicare sui risparmi dei propri clienti. Questi ultimi, ultima ruota di un carro economico le cui redini sono salde nelle mani dei banchieri, non potranno opporre alcuna resistenza. La ricerca di soluzioni efficaci per la gestione dei propri redditi, l’abitudine di porre Fineco e i suoi prodotti a confronto con quelli di CheBanca!, Mediolanum e compagnia bella per rintracciare soluzioni convenienti, gli innumerevoli microsforzi quotidiani di abbattimento delle spese rischiano di essere vanificati tutti d’un colpo, da una mano invisibile che sempre meno lotta per l’autoregolazione dei mercati e sempre più fa da livella sociale che pressa verso il fondo.

La legge sui conti correnti è stata approvata a maggio

È stata approvata a maggio la legge che rende possibile tutto ciò. Non proprio in sordina, ma neanche così dibattuta quanto avrebbe meritato. Si tratta della Legge di delegazione europea 2014, atto del Senato n.1758 approvato il 14 maggio 2015. Suddetta legge recepisce le norme dell’Unione Europea – espresse da Troika e Banca centrale Europea – ed è stata accolta con favore dai senatori di casa nostra (con 154 pareri favorevoli, 32 astensioni e appena 5 no), introducendo nuove libertà per le banche europee che, da adesso in poi, avranno facoltà di attingere dai conti correnti degli italiani in caso di rischio default da parte dello sventurato istituto di credito.

Come funziona il prelievo forzoso

Che poi non è neanche un inedito. L’Italia ha già conosciuto la violenza subdola del prelievo forzoso nel 1992, ai tempi in cui capo del Governo era Giuliano Amato e venne approvata la soluzione drastica dell’appropriazione del 6 oer mille dei liquidi dai conti correnti della popolazione. A distanza di 23 anni, la storia si ripete con interpreti differenti, una trama più intricata e l’egida dell’UE a pilotare il tutto.

Il bail-in è la nuova soluzione varata per rendere un po’ più ‘democratico’ il sostegno alle banche in perdita. Il bail-out prevedeva che a fare da cuscinetto agli istituti fossero i contribuenti, costretti ad alimentare dal basso le scommesse della finanza e a riparare le falle di banchieri sconsiderati. Ora saranno direttamente i correntisti a mettere del loro per risanare bilanci in affanno.

Chi pagherà? In che misura? A partire da quando?

A pagare i debiti dei manager dovrebbero essere i risparmiatori con conti correnti che superano una giacenza di 100.000 euro. Ma il condizionale è d’obbligo e non è da escludere che i parametri possano cambiare. L’Unione Europea ha chiesto all’Italia e ad altri dieci Paesi di disporre tali misure entro due mesi, in prospettiva di nuovi possibili crack finanziari – tutt’altro che da escludere in questi tempi tra crisi spagnola, questione greca e collasso della austriaca Hypo Bank.

Il dissenso delle associazioni

In un clima di squadrismo finanziario, la voce di dissenso mossa dalle associazioni di consumatori appaiono come sussurri nel vuoto. Adusbef e Federconsumatori si sono appellati direttamente ai parlamentari di casa nostra, chiedendo di rigettare qualunque norma comunitaria si ponga come una vessazione nei confronti della cittadinanza, dei loro diritti, dei loro conti correnti sempre più smunti ed emaciati. Gli enti hanno invocato la libertà di scelta da parte del consumatore e accusato il dispotismo di Bruxelles. Una denuncia che, però, si perde nelle pieghe di un eurocentrismo che fa paura.