Continua a correre il Superbonus. Ma i big del credito si fermano

Non c’è pace per il Superbonus. Ancora una volta è la cessione dei crediti a non funzionare.

Non c’è pace per il Superbonus. La maxiagevolazione per le ristrutturazioni edilizie nonostante il successo (detrazioni oltre 60 miliardi a fine ottobre) continua a scontare il caos normativo scatenato dal governo Draghi.

Non c’è pace per il Superbonus. Ancora una volta è la cessione dei crediti a non funzionare

Ancora una volta è la cessione dei crediti, il meccanismo che ne ha consentito di fatto l’enorme successo, a non funzionare come avrebbe dovuto. Sul proprio sito, Poste Italiane ha infatti annunciato di aver sospeso il servizio di acquisto di crediti d’imposta “per l’apertura di nuove pratiche”, aprendo un nuovo caso, tra l’altro non isolato. Le difficoltà sono generali e riguardano anche altre partecipate pubbliche e gran parte del sistema bancario, alle prese con l’esaurimento dello spazio fiscale a disposizione.

Il caso emblematico è quello di Intesa Sanpaolo, concentrata a smaltire le richieste pregresse che ammontano a circa 20 miliardi. Man mano che saranno evase, l’istituto potrà riprendere a soddisfare nuove richieste, ha fatto sapere la banca, che proprio per riavviare il mercato delle cessioni sta coinvolgendo direttamente le imprese per ampliare la propria capacità fiscale. Più che le banche è però il comportamento delle partecipate pubbliche a preoccupare le imprese direttamente interessate.

L’Ance lancia l’allarme: “Speculazione pazzesca a danno delle aziende”

A spiegarne le ragioni è l’Ance, che lancia l’allarme per la “speculazione pazzesca” a danno delle aziende nata proprio per la stretta ai cordoni della borsa praticata dalle aziende pubbliche. In questo caso il problema non è la capacità di assorbimento, denuncia l’associazione, ma – in un certo senso – la volontà politica. E il risultato è che chi ancora acquista lo sta facendo a percentuali bassissime, sfruttando la “disperazione delle imprese”: se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora – spiega la presidente Federica Brancaccio – si arriva anche all’85%.

La situazione sembra particolarmente complessa per le piccole aziende, che con la Cna chiedono di convocare urgentemente un tavolo per trovare una soluzione. Una verifica è chiesta anche da Confedilizia, che propone un approfondimento prima di nuove ennesime modifiche. Il problema viene da lontano. Il meccanismo della cessione dei crediti è stato di fatto bloccato dal governo Draghi.

Un secondo intervento volto – via decreto prima e chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate poi – a rimettere in moto il mercato sembra non essere stato risolutivo. In più, alcune recenti sentenze della Cassazione hanno disposto il sequestro dei bonus edilizi ceduti ritenendo le fatture in acconto dei lavori operazioni inesistenti. Un ginepraio insomma che toccherà al nuovo governo cercare di sciogliere.

Il M5S chiede al ministro del Mef di riferire in Aula

La sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, assicura che il tema è sul tavolo. Una delle opzioni per aumentare la capacità fiscale delle banche potrebbe essere quella suggerita da Federico Freni, sottosegretario all’Economia anche nel governo Draghi: allungare da 5 a 7 anni il periodo per ‘scontare’ il credito. In alternativa si potrebbero applicare dei coefficienti di compensazione che consentano al settore bancario di ricominciare a comprare. Intanto il Movimento 5 Stelle, con Francesco Silvestri, chiede al ministro del Mef, Giancarlo Giorgetti, di riferire in Aula.