Che nessuno parli di accordo sottobanco. Eppure quello che in molti in questi giorni pensano stia accadendo è proprio questo: un accordo tacito tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta per dare al Partito democratico tutte le commissioni di garanzia che spettano all’opposizione.
Con un duplice risultato: in casa FdI la possibilità di non affidare le presidenze di due Commissioni chiave alla forza che verosimilmente farà la più dura opposizione, ovvero il Movimento cinque stelle; in casa Pd, invece, consentire al segretario uscente Letta di infliggere un altro colpo duro al “rivale” Giuseppe Conte, reo secondo Letta di aver spianato la strada alla vittoria del centrodestra.
Posti in commissione
Nel frattempo, però, fonti di Fratelli d’Italia sono categoriche e ricordano come Meloni si sia sempre battuta in passato per il rispetto delle regole democratiche, come quando il suo partito fu escluso dal cda Rai durante la rivoluzione fatta dal governo Draghi.
I nomi che circolano, tuttavia, lasciano presagire che un accordo, più o meno esplicito, ci possa essere. L’ipotesi più probabile è che alla guida del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), poltrona delicatissima viste soprattutto le tensioni internazionali legate al conflitto tra Russia e Ucraina, vada un uomo di esperienza del Pd, Enrico Borghi, responsabile Sicurezza della segreteria proprio di Letta.
Che il centrodestra non voglia assolutamente che un ruolo così delicato venga ricoperto da un esponente del Movimento cinque stelle, è d’altronde pacifico. Per svariati motivi, a cominciare dal rischio che diventi una casella poco gestibile da chi sarà al governo.
Altra Commissione di garanzia che spetta all’opposizione è quella della Vigilanza Rai. E anche qui, teme più di qualcuno, non si vuole dare spazio ai Cinque stelle, specie con l’avvicinarsi di nuove nomine ai vertici della televisione di Stato. Ed ecco allora che a trovare spazio potrebbero essere il cosiddetto Terzo Polo Azione-Italia Viva.
Per il centro “draghiano” ci sarebbe proprio la guida della Commissione di Vigilanza Rai e il nome che si fa con insistenza è quello della fedelissima di Matteo Renzi, l’ex ministro ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. La giustificazione che viene data è che la Meloni tiene molto agli equilibri politici e istituzionali e non intende affatto escludere nessuna delle opposizioni nella mappa delle commissioni di controllo e di garanzia. Tanto basta per dar spazio a Renzi e Calenda.
E cinque stelle?
Nel novero restano ovviamente solo i pentastellati per i quali quasi sicuramente dovrebbe esserci la poltrona di presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera e, forse, anche del Senato, dove però anche il Pd (come prima forza di opposizione) è in corsa.
Ruoli importanti considerando la possibilità a questo punto di monitorare anche eventuali indagini sui vari parlamentari. Un ruolo, dunque, che potrebbe imprimere un maggior controllo – proprio in chiave pentastellata – alla dimensione etica (e giudiziaria) di chi siede in Parlamento, che sia Camera o Senato.
Ovvio, però, che la cosa è letta in casa Cinque stelle come un tentativo di tenere gli stessi pentastellati alla larga da ruoli che invece possono incidere sul vivere democratico, come sono appunto il Copasir e la Vigilanza Rai. Se le cose dovessero andare realmente in questo modo, mormora più di qualcuno, “è la prova che potremmo trovarci isolati nella nuova legislatura, con una maggioranza salda e un’opposizione divisa tra atteggiamento intransigente e atteggiamento molto molto accomodante”.