Corea del Sud, sul presidente si abbatte un’altra grana: è indagato per insurrezione e secondo le leggi del Paese rischia la pena di morte

Corea del Sud, il presidente Suk-Yeol è indagato per insurrezione e secondo le leggi del Paese rischia la pena di morte

Corea del Sud, sul presidente si abbatte un’altra grana: è indagato per insurrezione e secondo le leggi del Paese rischia la pena di morte

Dopo il tentato golpe del presidente Yoon Suk-yeol, in Corea del Sud proseguono le proteste, mentre, proprio in queste ore, è stata avviata un’indagine penale per insurrezione. Da due giorni, le piazze di tutto il Paese asiatico sono gremite di migliaia di persone – tra universitari, membri di sindacati e comuni cittadini – che chiedono con forza le dimissioni del Capo dello Stato. Quest’ultimo, però, non sembra intenzionato ad assecondare il volere dei suoi connazionali e, almeno per ora, preferisce resistere in attesa del voto sulla richiesta di impeachment che il Parlamento di Seoul esaminerà domani.

La mozione, presentata dalle opposizioni, accusa il leader sudcoreano di aver “violato gravemente e ampiamente la Costituzione e la legge”, facendo ricorso – salvo poi essere costretto a revocarla dopo appena sei ore – alla legge marziale. Nel testo depositato in Parlamento si legge che questa decisione “non è stata motivata da preoccupazioni per la sicurezza nazionale, ma dall’intento di eludere le indagini sulle accuse penali che coinvolgono il presidente e sua moglie, Kim Keon-hee”. Quest’ultima è finita sotto i riflettori per aver accettato in regalo una borsa del valore di 2.500 euro.

Corea del Sud, sul presidente Suk-Yeol si abbatte un’altra grana: è indagato per insurrezione e secondo le leggi del Paese rischia la pena di morte

L’esito della votazione rimane incerto: le opposizioni detengono una larga maggioranza in Parlamento, con 190 deputati sui 300 complessivi, ma per far passare la procedura di impeachment è necessaria la defezione di almeno dieci membri del partito del Presidente, che ha già annunciato che voterà contro la mozione. Più che l’iter parlamentare, però, a preoccupare Suk-yeol è l’indagine penale avviata a seguito di due denunce.

La prima è stata presentata dal principale partito di opposizione e accusa il Presidente, alcuni ministri e diversi alti funzionari militari e di polizia di “insurrezione.” La seconda, simile alla prima, è stata presentata da un gruppo di 59 attivisti. Si tratta di accuse gravissime, che, secondo le leggi sudcoreane, possono portare all’ergastolo o persino alla pena di morte.

Il fronte giudiziario che inguaia il presidente Suk-Yeol

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Yonhap, la polizia ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di tentata insurrezione e alto tradimento. La delicata inchiesta è stata affidata al pool di indagine sulla sicurezza dell’Ufficio nazionale d’investigazione dell’Agenzia di polizia nazionale. Tra gli indagati figurano, oltre a Yoon, l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun, il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Park An-su, e il ministro dell’Interno Lee Sang-min. Nei prossimi giorni il fronte giudiziario potrebbe allargarsi con un secondo procedimento: la procura e l’Ufficio per le indagini sulla corruzione dei funzionari di alto livello stanno valutando se avviare indagini proprie o affidarle alla polizia.

Quel che è certo è che i maggiori rischi li corrono il presidente della Corea del Sud e l’ex ministro della Difesa, cui è stato imposto un divieto di espatrio. Secondo i media sudcoreani, sarebbe stato proprio Yong-hyun a consigliare a Suk-yeol di dichiarare la legge marziale per superare lo stallo politico nell’Assemblea nazionale, controllata dall’opposizione e responsabile di una paralisi legislativa che dura ormai da due anni. Un’iniziativa definita grottesca perfino dal partito del Presidente, che ha già annunciato l’intenzione di espellere Suk-yeol dalle proprie fila, bollando la decisione come “sbagliata e irrazionale” e sottolineando il rischio di conseguenze molto gravi per i responsabili.