Coronavirus, oltre 1,4 milioni di persone hanno sviluppato anticorpi. Sei volte in più i casi ufficiali. Ma l’indagine di sieroprevalenza non ha raggiunto il campione fissato da Istat e ministero della Salute

Un milione 482 mila persone, pari al 2,5% della popolazione residente in famiglia, risultano con IgG positivo, hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il Coronavirus. Quelle che sono entrate in contatto con il virus sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attraverso l’identificazione del Rna virale. E’ quanto emerge dall’indagine di sieroprevalenza condotta da Istat e ministero della Salute.

I risultati della campagna sono relativi a 64.660 persone (l’obiettivo era un campione di 150mila) che hanno effettuato il prelievo volontario e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. Anche se il campione non è stato raggiunto, spiegano da Istat e ministero della Salute, le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti, sia con i dati di contagio e mortalità sia con i risultati delle indagini condotte a livello locale.

Dall’indagine sono emerse marcate differenze territoriali. Lo sviluppo degli anticorpi al SarsCov2 è risultato, infatti, molto accentuato in Lombardia, dove ha raggiunto il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza, ossia 7 volte il valore rilevato nelle regioni a più bassa diffusione, soprattutto del Mezzogiorno.

“Il 2.5% della popolazione ha sviluppato anticorpi – ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza – e questo ci dice che il fenomeno è stato significativo e che ha toccato quasi un milione mezzo di persone. Il dato più eclatante, che emerge con maggiore forza, è quello delle differenze territoriali molto significative. Aree del territorio hanno pagato un prezzo molto più alto e aree che siamo riusciti a salvaguardare. Questo dobbiamo tenerlo ben presente e considerarlo un monito e una lezione”.

“Siamo fuori dalla tempesta e il momento più difficile è alle nostre spalle – ha aggiunto Speranza – ma è vero che non siamo in un porto sicuro e c’è bisogno ancora di prudenza e di cautela. Siamo in un momento tra i più difficili sul piano internazionale e questo significa che dobbiamo continuare il percorso di riaperture ma con gradualità e prudenza: il governo continuerà a muoversi con determinazione sulla linea della cautela e prudenza che ha saputo piegare la curva. I comportamenti corretti e le misure hanno evitato che il virus si diffondesse in modo ampio in tutto il paese”.

“Lo studio – ha spiegato ancora il ministro della Salute – è un tassello importante per comprendere il fenomeno e sono numeri importanti frutto di un lavoro di squadra , per cui voglio ringraziare Istat e Croce Rossa italiana oltre che ministero della Salute. Dietro queste statistiche c’è il lavoro di migliaia di persone, ma ringrazio in primis gli oltre 60mila italiani che hanno partecipato”.