Corsa al Parlamento Ue

di Vittorio Pezzuto

Al solito, il primo a muoversi è stato Matteo Renzi. «Se ha deciso di precipitare la crisi del governo Letta – ci confida un dirigente del Pd – è stato proprio in vista delle elezioni europee, dove ci giochiamo tutto». Eppure sulla definizione delle liste persino le fonti abitualmente ben informate hanno poco o nulla da dire. «Credeteci, non ne abbiamo ancora parlato» conferma un deputato democrat di primo piano. «La verità è che la campagna elettorale l’abbiamo già iniziata, direttamente da palazzo Chigi. Per la definizione dei nomi occorrerà attendere ancora un paio di settimane: il tempo necessario per rinnovare la segreteria del partito e decidere se affidarne la guida a un vicesegretario con funzioni di reggente». Nel Pd aspettano di capire l’aria che tira. Se Renzi non ha intenzione di ‘spendersi’ una nomenklatura ormai resa indigesta all’opinione pubblica, al tempo stesso si rende conto di non poter mandare allo sbaraglio delle preferenze giovani promesse ancora acerbe. In questo contesto l’unica certezza è quella di un big come Michele Emiliano. La candidatura nella circoscrizione Sud del sindaco di Bari, recordman di consenso tra i primi cittadini italiani, costituirebbe tra l’altro la pietra tombale alle residue ambizioni del suo storico avversario Massimo D’Alema. L’altra certezza in casa democrat è la notizia dell’alleanza con il Partito socialista, che in altri tempi avrebbe occupato le prime pagine dei giornali. «Il simbolo però lo vorremmo leggermente modificato proprio per dare l’idea del cammino in atto verso l’unità del socialismo europeo» confida il senatore Enrico Buemi. «Quello che più conta è comunque lavorare per il successo della candidatura di Martin Shulz a presidente della Commissione europea». Proprio per questo ieri il leader socialista (e viceministro alle Infrastrutture) Riccardo Nencini ha chiesto a Nichi Vendola di lasciare Alexis Tsipras, rinunciare ai suoi candidati in quella lista e aderire alla lista Pd-Psi: «Ripensaci. Siamo ancora in tempo per dare unità elettorale alla sinistra riformista». Appello respinto al mittente dal leader di Sel.

Scajola morde il freno
Più tranquilla appare la situazione in Forza Italia. Lo scorso 19 febbraio Silvio Berlusconi ha voluto incontrare a pranzo a Bruxelles tutti i suoi europarlamentari, rassicurandoli sulla loro riconferma. In attesa di sapere se lui stesso potrà essere candidato, ipotesi remota dagli effetti dirompenti, l’unico nome sicuro è quello del consigliere politico Giovanni Toti. L’ex giornalista verrà candidato nella circoscrizione Nord Ovest insieme a Lara Comi e a Lucia Ronzulli. In quella circoscrizione resta ancora in forse l’ipotesi di un clamoroso ritorno: quello dell’ex coordinatore ed ex ministro Claudio Scajola. Ormai affrancatosi dalle aule giudiziarie, il politico imperiese morde il freno e cerca la sua occasione di riscatto. Nel Nord Est Forza Italia presenterà in lista gli uscenti Elisabetta Gardini, Sergio Berlato e la presidente della Commissione Industria Lia Sartori. La decisione di non candidare parlamentari nazionali ha invece fatto tramontare l’ipotesi di una gustosa tenzone tra due autentici big del partito come Renato Brunetta e Giancarlo Galan. Nella circoscrizione di Centro il nome di punta non potrà non essere quello di Antonio Tajani, che a tal fine si autosospenderà dalla carica di vicepresidente della Commissione europea. Nella circoscrizione Sud la conferma di Clemente Mastella verrà accompagnata da una novità di peso: quella di Fulvio Martusciello, assessore campano alle Attività produttive e allo Sviluppo Economico della Regione Campania. Quanto alla circoscrizione Isole, si cerca ancora un nome di sicuro impatto presso l’elettorato: se in Sicilia pochi hanno voglia di contarsi a suon di preferenze, in Sardegna hanno preso atto dell’indisponibilità manifestata da Ugo Cappellacci, ancora scottato dalla recente sconfitta alle regionali.

Alfano non corre in Europa
In casa del Nuovo centrodestra non potranno prescindere dalla ricandidatura dei 7 parlamentari che hanno seguito Alfano nella sua scissione da Forza Italia. Si tratta di personaggi che in questa legislatura hanno anche ricoperto incarichi di rilievo: la vicepresidente del parlamento Ue Roberta Angelilli, il vicepresidente del gruppo Ppe Vito Bonsignore, Giovanni La Via (già capodelegazione al Parlamento europeo), la presidente della Commissione Petizioni Erminia Mazzoni, Alfredo Antoniozzi, Antonio Cancian e Alfredo Pallone. Al loro fianco verrà schierato (nella circoscrizione Nord Ovest) l’ex sindaco Gabriele Albertini, che proprio a tal fine ha recentemente abbandonato Scelta Civica. Entro il prossimo 19 aprile (giorno del deposito delle liste) sapremo soprattutto se sarà andata in porto la vagheggiata operazione di ricostruzione degli spezzoni centristi che dovrebbe riunire Ncd e i Popolari per l’Italia. L’ipotesi viene data per quasi certa da Mario Baccini, animatore dei Cristiano Popolari. Pur avendo declinato l’offerta di una candidatura in Ncd, l’ex ministro della Funzione pubblica dà per scontata l’alleanza degli alfaniani con Mario Mauro e Lorenzo Cesa. Uno scenario che però viene smentito dal senatore Carlo Giovanardi: «Il Nuovo centrodestra si presenterà da solo, almeno questo è l’attuale orientamento». Angelino Alfano sarà il vostro capolista di bandiera? «Non credo. Ragioni di opportunità sconsiglierebbero una decisione del genere da parte del ministro dell’Interno».

Crosetto tra Torino e Bruxelles
Sembrano invece ormai pochi gli interrogativi in Fratelli d’Italia. Il primo riguarda l’ex sindaco Gianni Alemanno, che solo fra una decina di giorni scioglierà la sua riserva. In caso di rinuncia, potrebbe essere Isabella Rauti ad affiancare l’uscente Marco Scurria nella circoscrizione Centro. L’altra incognita è quella legata al nome di Guido Crosetto, coordinatore nazionale del partito. L’incertezza nasce dalla possibilità che l’ex esponente azzurro possa essere candidato da tutto il centrodestra nel succedere a Roberto Cota (sicuro candidato del Carroccio) nella carica di governatore del Piemonte. Gli altri capilista sicuri del partito di Giorgia Meloni (candidata di bandiera in quasi tutte le circoscrizioni) sono Carlo Fidanza (nel Nord Ovest), Magdi Allam (nel Nord Est) e il presidente della provincia di Salerno Antonio Iannone (nel Sud).