Corsa al riarmo, l’Italia chiede 14 miliardi di prestiti Safe per pagare gli investimenti nella Difesa. M5S: “Stanno indebitando i nostri figli”

Difesa, Meloni chiede 14 miliardi di prestiti SAFE a Bruxelles. Giorgetti: "Sono più convenienti dei Btp". Insorgono i 5 Stelle

Corsa al riarmo, l’Italia chiede 14 miliardi di prestiti Safe per pagare gli investimenti nella Difesa. M5S: “Stanno indebitando i nostri figli”

Un maxi-prestito da 14 miliardi per finanziare i programmi di difesa già pianificati nel quinquennio 2026-2030. È quello chiesto – nel silenzio generale – dall’Italia all’Europa all’interno del programma Safe (Security Action For Europe), destinato a sovvenzionare l’industria della difesa che la Commissione Europea ha lanciato nel marzo scorso.

Ieri Bruxelles ha fatto sapere che l’Italia ha deciso di accedere al fondo insieme ad altri 17 Paesi Ue (Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Finlandia).

Cos’è il Safe

Si tratta del secondo pilastro, il più piccolo (vale circa 150 miliardi di euro), del piano ReArmEu, proposto dalla Commissione Europea dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca: in tutto l’impatto teorico stimato dell’intero piano è di 800 miliardi di euro, ma il pilastro principale, l’applicazione della clausola nazionale di salvaguardia, che in teoria potrebbe valere fino a 650 miliardi, dipende dalla scelta dei singoli Paesi, e quindi dalla loro capacità e volontà di indebitarsi ulteriormente.

Giorgetti: “SAFE più convenienti dei Btp”

E l’Italia ha deciso che per pagare quei 42 miliardi di euro di nuove spese militari già pianificati dal governo Meloni, fosse una buona idea chiederne 14 in prestito all’Europa. Come ha spiegato ieri il ministro Carlo Giorgetti: “I debiti Safe noi li valutiamo interessanti perché sono più convenienti rispetto ai Btp. È una fonte di finanziamento alternativa per finanziare delle spese per la difesa e investimento che, in larga parte, sono già previste attualmente e sono già anche in itinere. Quindi, se voi mi dite ’pago il 3,5 sul Btp o il 3% sul Safe’, il ministro dell’Economia, se non è scemo, risponde: ’pago il 3% sul Safe e risparmio un po’ di interessi’…”.

M5s contro il prestito

Una scelta che è stata immediatamente attaccata dai capigruppo M5S delle Commissioni Difesa e Politiche Ue di Camera e Senato, Arnaldo Lomuti, Bruno Marton, Filippo Scerra e Pietro Lorefice: “Il governo Meloni ha deciso di chiedere un prestito di 14 miliardi al fondo europeo Safe per finanziare il riarmo italiano nei prossimi cinque anni”, si legge in un nato del Movimento, “Lo ha fatto smentendo se stesso, dato che da mesi diceva che non era intenzionato a farlo per l’impatto sui conti pubblici. Lo ha fatto di nascosto senza nessun annuncio, a dir poco inusuale per una comunicatrice compulsiva come Meloni: evidentemente si rendeva conto che non era una cosa di cui vantarsi e che i cittadini si sarebbero fatti una domanda semplice, cioè ‘chi ripagherà questo debito?’. La risposta che Meloni, madre cristiana, si vergona giustamente di dare è: il riarmo lo pagheranno i nostri figli”.

“Sostanzialmente Meloni sta indebitando il Paese e le future generazioni per comprare armamentario bellico. Stiamo andando in una direzione pericolosissima, che va fermata”, rincara la dose il pentastellato Riccardo Ricciardi, “Non possiamo accettare di vivere in un Paese nel quale l’unica forma di sviluppo è associata alla produzione delle industrie belliche. Non dobbiamo dimenticare che, una volta prodotte, le armi vengono utilizzate”.

E Dombrovskis esulta per “127 miliardi di finanziamenti”

Dal canto suo, la Commissione europea ha espresso grande soddisfazione per la corsa agli armamenti: “Accolgo con favore l’ampio interesse per i prestiti Safe: 18 Stati membri e 127 miliardi di euro di finanziamenti per gli appalti della difesa. Si tratta di uno strumento fondamentale per potenziare la nostra capacità di difesa e costruire una vera deterrenza europea”, ha commentato su X il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis.