Cosa ha detto il presidente della Corte Costituzionale Barbera e su cosa ha bacchettato il Parlamento

Dal fine vita ai figli di coppie dello stesso sesso: cosa ha detto il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera.

Cosa ha detto il presidente della Corte Costituzionale Barbera e su cosa ha bacchettato il Parlamento

“In un sistema costituzionale fondato sulla separazione dei poteri, al rigoroso rispetto delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l’altrettanto rilevante rispetto delle decisioni delle sedi parlamentari, espressione della sovranità popolare”. Così il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Antonio Barbera, nel corso della riunione straordinaria della Consulta alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

“Mi sia consentito rivolgere un invito alle Camere, affinché, ormai esaurite le prime due votazioni, provvedano nel più breve tempo” a completare la composizione della Consulta eleggendo il quindicesimo giudice, ha affermato Barbera. “A tale proposito, non è superfluo ricordare che l’apporto di ciascun giudice è essenziale per il buon esito del giudizio costituzionale, fondato sulla piena collegialità”, ha aggiunto. Ecco cos’altro ha detto il presidente della Corte Costituzionale.

Cosa ha detto il presidente della Corte Costituzionale Barbera: i richiami su fine vita e figli di coppie dello stesso sesso

Nel suo discorso, Barbera ha sottolineato che “le previsioni costituzionali assicurano efficacemente accanto al pluralismo, l’indipendenza della Corte. Quest’ultima non rischia di essere minata da contingenti vicende politiche, sia in ragione della diversificazione dei canali di accesso, sia alla luce dell’ampia maggioranza richiesta per l’elezione dei giudici di estrazione parlamentare, sia per il divieto di rielezione. E ciò a differenza di quanto previsto per la composizione di altre Corti europee, talvolta impropriamente accostate a quella italiana”.

La Corte Costituzionale, ha proseguito, auspica un intervento del legislatore sul fine vita, sia sulla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso. “Non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”, ha affermato Barbera.

In entrambi i casi, ha aggiunto, “il silenzio del legislatore sta portando, nel primo, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo, al disordinato e contraddittorio intervento dei Sindaci preposti ai registri dell’anagrafe”.

Ricapitolando, Barbera ha fornito anche alcune cifre: “Nell’anno passato sono state assunte 229 decisioni, contro le 270 del 2022. Il calo del numero delle decisioni prima evidenziato si collega, in particolare, alla riduzione del numero dei ricorsi in via principale. Nell’anno 2023, infatti, ne sono stati promossi solo 35, con una diminuzione di circa il 60% rispetto all’anno precedente”, 

Il presidente della Corte Costituzionale ha proseguito: “Tale sensibile decremento del contenzioso tra Stato e Regioni è verosimilmente imputabile ai meccanismi di raccordo politico fra Governo e Regioni che permettono loro di mediare tra le reciproche posizioni e di raggiungere punti di composizione. Su questi ultimi non spetta alla Corte intervenire, fermo restando – è ovvio – il possibile successivo controllo di costituzionalità in via incidentale che potrebbe avere luogo sulla medesima normativa”.