di Gaetano Pedullà
Dal teatrino alla sceneggiata. La politica italiana ci ha abituato a ogni sorpresa, ma ieri si è toccato il fondo. E gli italiani che faticano da matti per unire il pranzo con la cena non meritano tutto questo. Berlusconi tradito dalla sua truppa ha preferito avvelenare i pozzi, conservando l’adesione al governo, per quanto ormai solo formale. Apparentemente il capo ha respinto il tradimento e il Pdl non si è spaccato in una drammatica conta all’ultimo voto. Altrettanto apparentemente Letta ha strappato una nuova fiducia. Il che sarebbe pure un’ottima notizia se questo consentisse di fare quelle riforme strutturali di cui questo Paese ha assolutamente bisogno. La realtà però è molto diversa. Da ieri il declino del Centrodestra e del Berlusconismo sono diventati inesorabili e anche in Parlamento il conto da pagare sarà altissimo. Vendette e veti incrociati renderanno difficile persino l’ordinaria amministrazione. Di nuove tasse ne vedremo tante, di cambiamenti nella gestione di uno Stato vecchio, corrotto e burocratico invece pochissimi. Ma c’è di più e per questo al Quirinale e Palazzo Chigi hanno ben poco da festeggiare. L’inciucio tra Pd e Pdl portato alla massima potenza – fino al punto di trincerarsi dietro ai parlamentari rei confessi di parricidio pur di salvare la poltrona – ha dato la fiducia al premier, ma ha bruciato ogni residua fiducia degli italiani nella politica. Lo sentiamo parlando con le persone per strada o al mercato, assistendo al crollo degli ascolti nel talk show televisivi o semplicemente leggendo cosa scrive la gente su internet e i social network. Questa politica che dice una cosa e un momento dopo ne fa un’altra è ridicola, inaffidabile. Non merita neppure la fatica di recarsi fino alle urne. Urne che un po’ anche per questo non vedremo più almeno fino al 2015. Una data in cui speriamo il governo avrà realizzato almeno qualcuna delle sue tante promesse. Speranza che visto lo spettacolo di ieri fa però proprio a pugni con la logica.