Così la ripresa resta un miraggio

di Gaetano Pedullà

C’è un contrasto stridente tra l’ottimismo sull’azione del Governo rappresentata ancora ieri dal premier Enrico Letta e la vita reale. Altro che fatica sociale, come la chiama il Presidente del Consiglio! Fuori da Palazzo Chigi la crisi è nera e le premesse per il primo trimestre del nuovo anno sono anche peggio. Ma l’aspetto che lascia più turbati è l’assoluta amnesia su quella discontinuità in economia promessa dal capo dell’esecutivo in Parlamento. Se facciamo eccezione del nome, la nuova legge di stabilità è uguale in tutto e per tutto alle vecchie manovre finanziarie. Stesso assalto alla diligenza, stesse regalie di fine anno, stessi sprechi e stessa faccia tosta dei nostri politici. E passi l’assenza di fantasia, il vuoto di scelte coraggiose… ci siamo abituati. Quello che stride terribilmente è il perpetrare di vecchi riti, il non capire la gravità di una situazione che non a sproposito Confindustria ha di recente paragonato al dopoguerra. Dunque negli ospedali la gente muore in corsia, ma ieri si sono trovate le risorse per aumentare da 69 a 71 milioni i fondi per il cerimoniale del semestre italiano di presidenza europea. Le Forze dell’ordine, come tutti gli statali, restano con gli stipendi congelati da anni, ma i soldi per fare l’autostrada in Libia o per gli aiuti alle povere popolazioni di Cernobyl non si tagliano. Fiumi e rigagnoli di spesa pubblica che in una situazione eccezionale come l’attuale andavano concentrati in poche azioni, rinviando gli impegni non strategici a tempi migliori. Così Governo e Parlamento hanno fatto contenti un po’ tutti (a partire dai lobbisti che ormai dominano una politica fragile e arraffona) ma hanno tradito il Paese. Andiamo verso un nuovo anno senza un chiaro indirizzo in economia, senza risorse e con impegni sul groppone che non potremo rispettare in mancanza di una solida ripresa. Ripresa che andando avanti così resta un miraggio.