Così Totò Riina minacciò il pm Di Matteo

Nelle conversazioni durante l’ora d’aria intercettate dalla Dia nel carcere milanese di Opera, Totò Riina parlava esplicitamente di progetti di attentati contro i magistrati palermitani, coinvolgendo gli uomini delle scorte. Vittime che a volte chiama paparelle e a volte anatroccoli.
“Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”. Così il boss Totò Riina minacciò il pm di Palermo Nino Di Matteo parlando col capomafia della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso. “Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo”, aggiunge.

“E allora organizziamo questa cosa! Facciamola grossa e dico non ne parliamo più”. Così il boss Totò Riina il 16 novembre scorso progettava con il capomafia della Sacra corona unita Alberto Lorusso un attentato al pm Nino Di Matteo. La conversazione è stata depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. “Perché Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora se fosse possibile – prosegue il boss – un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari”.

«Napolitano? E’ bene che non testimoni»
Riina apprende della richiesta di testimonianza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al processo sulla trattativa. Lorusso lo informa che le tv rilanciano le dichiarazioni del vice presidente del Csm (Vietti) e di altri politici che ritengono che il capo dello Stato non debba testimoniare. Riina approva: «fanno bene, fanno bene… ci danno una mazzata… ci vuole una mazzata nelle corna… a questo pubblico ministero di Palermo». Al che Lorusso dice: «sono tutti con Napolitano dice che non ci deve andare. Lui è il presidente della Repubblica e non ci deve andare». Riina afferma: «Io penso che qualcosa si è rotto…»

Riina: Messina denaro si disinteressa a noi 

“A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare, ma non si interessa di noi”. E’ il duro giudizio sul boss latitante Matteo Messina Denaro del capomafia Totò Riina che parla del padrino trapanese durante l’ora d’aria col detenuto Alberto Lorusso.