Costretti al vaccino per legge. Per Sileri non se ne parla. Cresce la pressione soprattutto nelle aziende. Meglio un Green pass esteso anche ai servizi

Il Green Pass continua a disorientare il mondo del lavoro, e non solo, dopo che il governo ne ha stabilito l’obbligo per accedere a una serie di luoghi al chiuso.

Costretti al vaccino per legge. Per Sileri non se ne parla. Cresce la pressione soprattutto nelle aziende. Meglio un Green pass esteso anche ai servizi

Il Green Pass continua a disorientare il mondo del lavoro, e non solo. Dopo che il governo ne ha stabilito l’obbligo per accedere a una serie di locali al chiuso e di servizi, l’attacco del presidente della Confindustria, Carlo Bonomi ai sindacati – accusati di aver sbagliato tutto anche sui vaccini e le altre possibili misure per ripartire a settembre in sicurezza – sta contribuendo a far montare l’idea del vaccino obbligatorio a tutti. Idea cavalcata pretestuosamente dalla destra, che accusa il governo di scarso coraggio nell’affrontare l’argomento, ben sapendo quanto sia divisivo.

Tra i pochi ad esprimersi ieri è stato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri (M5S, nella foto), che si è detto non convinto dell’obbligo vaccinale nelle aziende. Per le attività produttive, ha precisato, “sarebbe più utile un’estensione del Green Pass rispetto a un obbligo vaccinale”. Per Sileri questa è comunque “l’ultima chiamata alle vaccinazioni. Se entro il 15 settembre non avremo superato la soglia dell’80% di popolazione che ha avviato il percorso di immunizzazione, dovremo valutare la possibilità di una forma di obbligo”. Per il sottosegretario, l’obbligo potrebbe riguardare solo alcune fasce di età, quelle che rischiano di più, a partire da chi ha più di 40 anni.

LIBERTÀ GARANTITA. Assolutamente favorevole al Green Pass nei luoghi di lavoro si è detto il commissario Ue, Paolo Gentiloni, intervendo al Meeting di Rimini, rassicurato dal ministro per le Autonomie e gli affari regionali, Mariastella Gelmini, secondo cui “il Green Pass non è una violazione della libertà personale, ma uno strumento attraverso il quale tutelare gli spazi di libertà che con grande fatica e sofferenza gli italiani hanno conquistato”.

La certificazione verde “è un atto di responsabilità – ha aggiunto il ministro -. Ci auguriamo di arrivare presto all’80% dell’immunizzazione, per mettere in sicurezza i più fragili ed evitare di tornare a chiudere, infliggendo danni non solo alla salute delle persone, ma anche all’economia”.

UFFICI PUBBLICI SICURI. Sul tema è intervenuto, parlando con un’agenzia di stampa, anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha chiesto “l’obbligo del Green Pass per la Pubblica amministrazione, per garantire continuità nei servizi. “Dev’essere assolutamente esteso – ha detto – per far tornare il nostro Paese alla normalità”. Non è più accettabile, secondo Costa, che i cittadini che hanno bisogno di una carta d’identità in un Comune o le aziende che hanno bisogno di una certificazione debbano sentirsi rispondere dalle pubbliche amministrazioni con appuntamenti a distanza di settimane o mesi.

PIÙ PRESENZA. “Lo smart working – ha sottolineato il sottosegretario – è stato utile perché nel momento più complicato della pandemia ci ha consentito di gestire il Paese” ma “oggi io dico più Green Pass, meno smart working. Anche il pubblico impiego deve tornare a lavorare in presenza perché se vogliamo tornare a un Paese normale e a una ripresa, questa deve passare anche dalla riapertura dei nostri uffici pubblici e dei servizi ai cittadini, perché in alcuni casi si tratta di garantire non solo dei servizi ma dei diritti”.

Passaporto verde obbligatorio dunque anche per “i dipendenti del trasporto pubblico, gli operatori dei supermercati e quant’altro. Ci sono alcune categorie – ha sottolineato il sottosegretario – per le quali l’estensione dell’obbligatorietà del Green Pass è un elemento di garanzia”.

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