Cremazioni false e sciacalli veri. Schiaffo dell’Ama ai sovranisti. Quindici indagati per l’ultimo scandalo nella Capitale. FdI e Lega attaccano la Raggi, ma sbagliano mira

Sono quindici gli indagati nell’inchiesta sulle false cremazioni. Uno scandalo fatto di cadaveri in attesa di essere cremati che vengono fatti a pezzi da operatori dell’Ama e gettati nelle fosse comuni. Un sistema messo su all’interno del cimitero Flaminio a Prima Porta, con un accordo tra dipendenti della municipalizzata e impresari funebri, per cui gli inquirenti hanno ipotizzato i reati di truffa, corruzione, induzione alla corruzione e vilipendio di cadavere. L’indagine è diventata subito arma per i sovranisti, che con il solito sciacallaggio politico hanno cercato di colpire la sindaca Virginia Raggi, ma a far collezionare loro l’ennesima figuraccia è stata la stessa Ama, specificando che i dipendenti coinvolti sono stati sospesi e che tale particolare era già stato reso noto il 18 maggio scorso.

L’INCHIESTA. Secondo gli investigatori, con un patto tra impresari funebri e operatori dell’Ama, non venivano effettuate le cremazioni e il denaro pagato dalle famiglie veniva diviso tra i partecipanti all’affare. Immagini shock quelle girate dai carabinieri con telecamere nascoste tra le tombe. E nelle urne consegnate alle famiglie dei defunti? Terra anziché ceneri. Gli investigatori hanno appurato che, trascorsi 30 anni dall’occupazione di un loculo, viene estratta la bara e la salma messa in un ossario comune. Quando però la stessa salma è ancora parzialmente integra, i parenti del defunto vengono contattati per procedere alla necessaria cremazione. Un’agenzia funebre a tal punto avrebbe promesso un servizio a prezzi stracciati alle famiglie dei defunti quando in realtà, con la complicità di operatori Ama, le cremazioni non venivano compiute e le salme venivano fatte a pezzi. Le somme pagate dai familiari dei defunti venivano così divise tra i partecipanti all’illecito. Per i 15 indagati, chiuse le indagini preliminari, si profila quindi la richiesta di giudizio.

LE POLEMICHE. Un’occasione ghiotta per le destre, che hanno provato a tirare in ballo la Raggi. “Siamo sconcertati da quanto avviene all’interno dei cimiteri capitolini – ha affermato Francesco Figliomeni, consigliere di Fratelli d’Italia e vice presidente dell’Assemblea capitolina – luoghi che stiamo seguendo ormai da anni, denunciando sistematicamente tutte le criticità e gli abusi che avvengono al loro interno, a causa di una gestione molto carente da parte di Ama e di un’ancora più deludente supervisione del sindaco Raggi e della sua giunta grillina, che dovrebbero andare a nascondersi per questo scempio perpetrato a danno dei cittadini romani. Chiediamo una presa di posizione dai vertici e punizioni esemplari per questi delinquenti che gettano fango su una moltitudine di dipendenti Ama che ogni giorno portano avanti il loro lavoro con onestà e professionalità”.

Sulla stessa linea, chiedendo le dimissioni dell’amministratore Ama, Andrea De Priamo, capogruppo di FdI in Campidoglio, e la stessa leader del partito, Giorgia Meloni, oltre al consigliere leghista Davide Bordoni. A dimostrare quanto fossero strumentali le critiche dei sovranisti ci ha pensato però la stessa Ama, specificando che già lo scorso 18 maggio i dipendenti coinvolti sono stati immediatamente sospesi dal servizio e dalla retribuzione. La municipalizzata ha poi ulteriormente chiarito di aver attivamente collaborato con gli investigatori. Quella della legalità per la Raggi non è mai stata una semplice bandiera elettorale e anche in questo caso a dimostrarlo sono i fatti e non le chiacchiere sovraniste.