“Oggi registriamo 21.994 nuovi casi, sono stati eseguiti oltre 174 mila tamponi quindi 50 mila in più di ieri. I numeri dei nuovi casi hanno una certa disparità tra le varie regioni”. E’ quanto ha detto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nel corso una conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica in Italia.
Ieri i contagi erano stati 17.012 e 141 le vittime, a fronte, però, di circa 37mila tamponi in meno rispetto a domenica scorsa. Il numero dei ricoveri ordinari nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferisce il bollettino giornaliero del ministero della Salute, è salito di 958 unità, contro i 991 di ieri, portando il totale a 13.955. Salgono ancora le terapie intensive, +127 (ieri +76), arrivando a 1.411 totali. Gli attualmente positivi sono 255.090 (+18.406), di cui 239.724 in isolamento domiciliare, 3.362 i dimessi/guariti. Le Regioni con il maggior numero di casi sono la Lombardia (5.035), Campania (2.761) e Piemonte (2.458).
“Il trend dell’epidemia è in aumento – ha spiegato Rezza -, più marcato nelle ultime 2-3 settimane. Abbiamo un numero di decessi ancora relativamente limitato e così anche l’occupazione delle terapie intensive ancora al di sotto del livello di guardia, anche perché è aumentato il numero di posti. Tutto ciò indica comunque la necessità di implementare adeguati interventi”.
“Abbiamo una epidemia generalizza – ha spiegato ancora Rezza -, non come a marzo non casi concentrati ma sono distribuiti in tutto il Paese e si dà più tempo al sistema di reagire. Se guardiamo il dato però c’è un raddoppio dei casi ogni settimana, ancora non sono stati occupati tutti i posti in terapia intensiva, ma serve adeguare gli interventi. Oggi sono stati riportati 221 decessi. Se calcolassimo però il tasso di letalità sarebbe basso, in un primo momento c’è stato un aumento dell’Rt e del numero casi, dopo vediamo aumentare i ricoveri soprattutto in terapia intensiva. Poi ultimo elemento ad aumentare sono i decessi”.
“E’ chiaro che quando la situazione sfugge completamente di mano in una determinata area – ha detto ancora il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute -, a quel punto il lockdown potrebbe essere una opzione presa in considerazione, anzi, dovrebbe essere quasi un automatismo. Effettuare una chiusura a livello locale e limitata nel tempo può causare danni minori rispetto rispetto a non prendere determinate misure. Ciò deve avvenire laddove si verifichi una situazione di insostenibilità o un sovraccarico delle strutture sanitarie. Dipende molto dalle regioni, ci sono dei provvedimenti che vanno fatti su scala nazionale e altri possono essere applicati su scala locale ed è giusto che sia così”.
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