Crescono le disuguaglianze: una Manovra che aiuta i ricchi

Un Robin Hood al contrario. Che ruba ai poveri per dare ai ricchi. È questo l’effetto che la riforma dell’Irpef in Manovra produce

Crescono le disuguaglianze: una Manovra che aiuta i ricchi

Un Robin Hood al contrario. Che ruba ai poveri per dare ai ricchi. È questo l’effetto che la tanto sbandierata riforma dell’Irpef, con il taglio dell’aliquota varato dal governo in Manovra, produce, concentrando i benefici sulle fasce di reddito più benestanti. Altro che aiuti ai più bisognosi. A dirlo in Parlamento, nel corso delle audizioni sulla legge di Bilancio, sono state la Banca d’Italia, l’Istat, l’Upb e la Corte dei Conti.

Dal taglio dell’Irpef alle misure a sostegno del reddito impatto zero sulle disuguaglianze

Si può stimare che complessivamente le misure della Manovra a sostegno del reddito delle famiglie “non comportino variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie”, ha detto il vice capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone. La riduzione dell’aliquota dell’Irpef per il secondo scaglione di reddito favorisce in sostanza i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione.

“Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità emerge come oltre l’85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo”, ha detto il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli.

Premiati i dirigenti, briciole agli operai

“Circa il 50% del risparmio di imposta va ai contribuenti con reddito superiore ai 48.000 euro, che rappresentano l’8% del totale”, ha spiegato Lilia Cavallari dell’Upb, precisando che “il beneficio medio è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 euro per gli operai; per i lavoratori autonomi è di 124 euro e per i pensionati di 55 euro”.

Il beneficio della riduzione della seconda aliquota Irpef è “pensato per i contribuenti con reddito superiore ai 28.000 euro ma, in sede di concreta attuazione, tende a riconoscere un effetto massimo verso i contribuenti con reddito pari o superiore ai 50.000 euro fino ai 200.000 euro”, ha rilevato Mauro Orefice, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti.

Nel mirino la detassazione degli incrementi salariali legati ai rinnovi e il nuovo Isee

Bocciata anche la detassazione degli incrementi salariali da rinnovo dei contratti perché riguarda una parte limitata di beneficiari. Per Bankitalia, la misura ha una spinta limitata sui rinnovi: “Non può essere il bilancio pubblico a recuperare il potere d’acquisto”. Bankitalia stima che “dal 2019 al 2023 c’è stata un’ampia perdita di potere d’acquisto del 10%, recuperata solo di 3 punti”. A proposito di salari da fame.

Nel mirino anche la revisione dell’Isee. La modifica della franchigia sulla prima casa nel calcolo dell’Isee, “in assenza di una corrispondente modifica della franchigia prevista per i nuclei in affitto, appare come una scelta di policy ben definita in favore di specifici nuclei familiari e porta a una disparità di trattamento a sfavore di quelle famiglie che più hanno risentito della crescita dei prezzi nel mercato immobiliare. Si introducono così elementi di iniquità riconoscendo ai nuclei che vivono in abitazioni di proprietà, a parità di condizione economica e numerosità delle famiglie, una priorità nell’accesso alle prestazioni e maggiori benefici in termini di erogazioni, ove previsto”, ha rilevato la presidente dell’Upb.

Dal punto di vista distributivo, il beneficio medio è più elevato per le famiglie più povere, dice l’Istat. “Queste famiglie – ha spiegato l’Istituto – rappresentano, tuttavia, una quota molto esigua delle famiglie avvantaggiate dalla norma. Quasi il 70% delle famiglie avvantaggiate dalle modifiche si collocano nei quinti centrali (terzo e quarto) della distribuzione del reddito familiare equivalente”.

Perplessità anche sul fiscal drag

Perplessità sul Fiscal drag. Secondo l’Upb, il passaggio dal sistema Irpef del 2021 a quello previsto dalla Manovra compensa il fiscal drag solo per i redditi da lavoro dipendente fino a 32.000 euro. “Per pensionati e lavoratori autonomi – ha spiegato l’Upb – le riforme hanno invece portato limitati vantaggi, con un recupero del drenaggio fiscale solo parziale fino ai 40mila euro di reddito”.