Quella di oggi non si può che definire una strana crisi di governo. Così mentre all’interno di palazzo Madama si susseguivano senza sosta gli interventi, a partire da quello del premier dimissionario Giuseppe Conte, fuori dall’Aula si giocava un’altra partita. Un vero e proprio derby che ha visto contrapposte due tifoserie, da un
lato quella fedele ai grillini e al Capo del governo mentre dall’altro quella legata al vicepremier Matteo Salvini. Il confronto tra i due supporter, un tempo uniti dalla comune adesione al governo del cambiamento, in realtà è iniziata ben prima del fischio d’inizio del dibattito in Senato e, infatti, sin dalle prime ore della mattinata ave-
va accompagnato l’entrata in campo delle diverse star. Come nel più classico dei derby, oltre agli sfottò, ai cori e agli striscioni da stadio, non sono mancati momenti di tensione. Questi sono coincisi in particolare con l’arrivo del premier Conte, oggetto di feroci attacchi dai supporter leghisti che gli gridavano contro “buffone, buffone”, e del suo ormai acerrimo rivale Salvini che è stato letteralmente sommerso dal grido “onestà, onestà” degli attivisti grillini. Paragoni calcistici a parte, scene simili sono tutt’altro che inedite per la politica italiana. Anzi a molti quanto accaduto ieri ha riportato alla mente la caduta, fragorosa, di Silvio Berlusconi del 2011. In quell’occasione il Cavaliere, con lo spread alle stelle e le turbolenze che agitavano l’economia italiana, fu costretto a dimettersi scatenando la reazione di fiumi di persone che decisero di scendere nelle piazze di mez-
za Italia per festeggiare ed esultare come se avessero appena vinto un mondiale di calcio.
FATTI PERICOLOSI. Tuttavia questo dividersi in fazioni che può essere sacrosanto se non sfocia in alcuna violenza e magari strappare pure un sorriso, non deve essere sottovalutato. Questo perché esistono luoghi preposti, le istituzioni e non le piazze, in cui devono essere affrontate situazioni delicate come una crisi di governo. Un principio che sembra scontato ma che il Capitano pare voglia ignorare tanto che, cosa che dovrebbe spaventare tutti, quelle piazze le ha già evocate pubblicamente dicendosi pronto a richiamarle nel caso in cui non si andasse subito alle elezioni. Sarà stata sicuramente una provocazione, anche perché le norme italiane prevedono la possibilità del Presidente della Repubblica di vagliare la possibilità di maggioranze alternative e quindi non ci sarebbe nulla contro cui protestare, ma tanto basta per creare tensioni che il nostro Paese, fin troppo diviso in fazioni contrapposte, non può permettersi. Anche perché alle piazze del Capitano, inevitabilmente se ne contrapporrebbero altre formate dai grillini o dai democratici. Insomma un caos che non farebbe bene all’unità dell’Italia stessa e alla sua capacità di rispondere alle sfide del futuro, specie quelle che si intravedono all’orizzonte dove l’economia globale è minacciata da crescenti nubi presagio di tempesta.