È crisi nera per l’industria italiana. Non solo la produzione industriale è risultata a marzo in calo per il 26esimo mese consecutivo, crolla anche il fatturato. A marzo 2025 si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca in termini congiunturali dell’1,6% in valore e dell’1,0% in volume. Su base tendenziale si registra una flessione dell’1,1% sia in valore che in volume. Si rilevano diminuzioni dell’1,1% sul mercato interno (-1,3% in volume) e dell’1,4% su quello estero (-0,6% in volume).
E a questi dati Istat si aggiunge l’allarme lanciato da Federmeccanica. Se è vero che nel primo trimestre di quest’anno “si passa dal segno meno al segno più” della produzione congiunturale nella metalmeccanica, dopo “un peggioramento continuo durato ventitré mesi”, è altrettanto vero che “si tratta di uno zero virgola”.
Federmeccanica lancia l’allarme: crescita del comparto nel primo trimestre dello zero virgola
Solo “qualche flebile luce tra molte ombre ed in una fitta nebbia”, come evidenzia il direttore generale Stefano Franchi presentando la 174esima indagine sull’industria metalmeccanica e meccatronica. “E’ più indicativo il pesantissimo segno meno nel confronto con il primo trimestre 2024”. Nei primi tre mesi del 2025 – emerge dall’indagine – la produzione metalmeccanica/meccatronica ha segnato un +0,7% rispetto al trimestre precedente, ma su base annua si registra un calo del 5,8% “che riconosce la persistente debolezza del settore che conferma lo stato di maggiore criticità rispetto all’industria nel suo complesso (-3,4% annuo)”.
Pesano anche, avverte Federmeccanica, “le carenze del Piano Industria 5.0. Un buon intento che non si è tradotto in un positivo impatto, rimanendo in larghissima parte inutilizzato ed inutilizzabile”. Due dati fanno emergere in particolare segnali di allarme: sale al 12% la quota di imprese che valuta ‘cattiva o pessima’ la situazione della liquidità aziendale, mentre il 19% ipotizza una riduzione della forza lavoro (era il 14% a fine dicembre).
Su anno il calo nel settore si accentua fino al 5,8%
“Il confronto anno su anno continua ad evidenziare un pesante segno meno e questo è molto negativo”, evidenzia Franchi.
“I conti non tornano, anche perché il lievissimo aumento della produzione, da prefisso telefonico, va pesato con i costi della produzione. L’innalzamento verticale dei prezzi alla produzione di quasi venti punti che c’è stato negli ultimi anni non accenna a ridursi. In tanti ci segnalano che il piccolo aumento dei volumi, laddove c’è stato, si è poi tradotto in riduzione della profittabilità. Praticamente si produce un po’ di più e allo stesso tempo si genera un po’ meno ricchezza. Un circolo vizioso, mentre si deve creare un circuito virtuoso e incrementare la marginalità che è fondamentale per avere capacità di investimento e per la redistribuzione. Tutto questo senza considerare, ancora, l’impatto che avranno i dazi che, comunque vadano le cose, già oggi sono del 10% e possono cambiare tutto, in peggio”.
Tra gli altri principali dati che emergono dall’indagine congiunturale di Federmeccanica, l’export metalmeccanico meccatronico è cresciuto dell’1,3% su base annua nel primo trimestre, con una performance migliore verso i mercati extra Ue (+1,6%) rispetto a quelli Ue (+1,1%). In ripresa l’export verso la Germania (+7,1%), ancora negativo quello verso gli Stati Uniti (-1,1%).
Le imprese temono i dazi
L’80% delle imprese teme impatti negativi dalle nuove misure protezionistiche, soprattutto perdita di quote export (27%), difficoltà nelle catene di approvvigionamento (24%) e aumento della pressione competitiva sul mercato Ue (23%). Il 28% delle imprese segnala una diminuzione del portafoglio ordini; mentre per le attese produttive il 55% prevede una stabilità nei prossimi mesi, il 26% si attende un aumento e il 19% una riduzione. Il 68% delle imprese dichiara di non voler accedere agli incentivi del “Piano Transizione 5.0”.