Una Croce rossa sul bilancio. Il buco si allarga a 150 milioni. In due anni i debiti sono aumentati del 1000%

Una Croce rossa sul bilancio. Il buco si allarga a 150 milioni. In due anni i debiti sono aumentati del 1000%

di Carmine Gazzanni

La battuta sarebbe fin troppo scontata. Eppure non ci sarebbe miglior frase per descrivere la situazione attuale della Croce Rossa Italiana se non quella per cui spararci sopra è fin troppo facile. Né è il primo anno. Basti questo: se nel 2013 il debito, pesante, ammontava a 15 milioni, se nella relazione del 2014 della Corte dei Conti si parlava di un rosso, colossale, salito a 50 milioni, ora, nell’ultimo aggiornamento della magistratura contabile, abbiamo toccato la quota stratosferica di 150 milioni di euro. Insomma, la sensazione è che più passa il tempo e più il buco si ingrossa. C’è qualcosa, dunque, che non va. Soprattutto se si pensa che l’ente di cui stiamo parlando è ormai ad un passo dalla privatizzazione. Secondo quanto stabilito dal decreto dell’ex ministro Renato Balduzzi, infatti, l’ente si scinderà in una bad company (ente pubblico) con il compito di liquidare i debiti e una good company (ente privato) che sostituirà in tutto e per tutto la Croce Rossa così come oggi la conosciamo. Già oggi infatti, secondo quanto si legge nella relazione della Corte dei Conti, i 640 comitati provinciali e locali si sono dotati di proprio codice fiscale, 568 di questi hanno aperto anche una partita iva e 374 sono già iscritti al registro delle persone giuridiche.

NEPPURE IL MATTONE SALVA – Eppure i debiti restano. E, come detto, anzi crescono. Nel giro di un anno sono addirittura triplicati. Colpa, si legge nel report, di una macchina amministrativa vasta e di finanziamenti pubblici ridotti ormai all’osso. Basti questo: dal 2009 al 2015 il fondo è stato tagliato di ben 32 milioni, cui si aggiungeranno altri 28 milioni tra il 2016 e 2017. Una sforbiciata, dunque, di oltre 60 milioni nel giro di otto anni. Ma, come si sa, le casse ministeriali non straripano di denaro e quindi l’unico modo per far soldi è quello di mettere in vendita i propri beni. Ed è esattamente questo ciò che è stato suggerito alla Croce Rossa, con il decreto legislativo del 2012: vendita del patrimonio immobiliare per esigenze di bilancio e per l’estinzione del debito accertato. Peccato che il risultato sia stato pessimo, con ben 117 aste pubbliche “andate deserte”, per dirla con gli stessi magistrati contabili.

UNA MACCHINA ENORME – I problemi, dunque, restano tutti. E, anzi, si aggravano. Perché se da una parte nemmeno col mattone si riesce a far cassa, dall’altra le spese crescono. Per dire: il contributo statale non è più sufficiente nemmeno a coprire l’intero costo del personale. Che vale, da solo, il 108 per cento dello stanziamento. Ma non basta. Perché, da quello che si legge nella relazione, si aggiungerà nei mesi prossimi la “necessità di pagare il TFR a circa n.1.272 unità”. Ciò, ovviamente, comporterà uscite di cassa straordinarie (tutte insieme anziché distribuite negli anni) per un totale di altri 16,4 milioni.

CREDITI E PARADOSSI – Ma, siccome non c’è fine al peggio, sulla Croce Rossa cadono anche macerie. Letteralmente. Nella relazione, infatti, si chiedono non solo interventi affinché i ministeri interessati (Salute, Economia e Difesa) non taglino ancora l’esiguo budget messo a disposizione per l’associazione. Ma anche un fondo speciale per il 2016. La ragione? “Attualmente alcune sedi della Croce Rossa Italiana, in particolare alcuni Centri Operativi di Emergenza, necessitano di ingenti interventi strutturali significativi”. Insomma, la Croce Rossa sta cadendo a pezzi in tutti i sensi. Ed ecco allora la richiesta di 9,5 milioni per salvaguardare l’incolumità degli operatori. Non manca, infine, un elemento alquanto surreale. Nonostante i costi altissimi e i tagli del fondo pubblico, in realtà è la stessa Croce Rossa ad avanzare crediti per oltre 46,5 milioni da strutture esterne (solo la Regione Lazio deve all’associazione 34 milioni), cui si aggiungono altri 30 milioni che devono ancora essere versati dai comitati locali. Insomma, una forma di credito “interno” per così dire. Insomma, tra fondi tagliati, soldi dovuti, debiti che si allargano e costi che si alzano, sarebbe il caso di mettere una bella croce sul bilancio. Rossa, se possibile.

@CarmineGazzanni