La Cgil oggi scenderà di nuovo in piazza. Dietro lo slogan “Democrazia al lavoro” la richiesta rimane sempre la stessa: aumentare salari e pensioni, maggiori investimenti nella sanità e nella scuola, una vera riforma fiscale accompagnati da un no alla precarietà e al riarmo. Tra gli interventi la Cgil segnala quelli del giornalista Sigfrido Ranucci e del segretario generale dell’Ituc, Luc Triangle.
La proposta della Cgil per una patrimoniale per ridare ossigeno a i salari da fame
Il leader della Cgil Maurizio Landini rilancerà la proposta di una patrimoniale sulle grandi ricchezze: un contributo dell’1,3% che graverebbe su chi possiede un patrimonio di oltre 2 milioni di euro. Una misura che potrebbe generare un gettito annuo di 26 miliardi.
L’allarme sulle retribuzioni basse dell’Upb
L’ultimo assist ai sindacati e alle opposizioni che premono per un’agenda sociale ed economica alternativa a quella del governo che ha impatti nulli su stipendi e welfare, se non peggiorativi, arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio. “La dinamica delle retribuzioni contrattuali orarie nel secondo trimestre si è attenuata, in particolare nel settore privato contro un’accelerazione di quelle del settore pubblico. Nel complesso, le retribuzioni hanno rallentato al 3,2 per cento su base annua e, ad oggi, i salari in termini reali restano ancora nettamente inferiori ai valori medi del 2020 (-8,8%)”, rileva l’Upb nella Nota congiunturale di ottobre.
Il monito sui salari bassi del Colle
“Tante famiglie sono sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei componenti, mentre invece super manager godono di remunerazioni centinaia, o persino migliaia di volte superiori a quelle di dipendenti delle imprese”. Con queste parole pochi giorni fa già il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva lanciato l’allarme salari, “troppo bassi” per tanti cittadini che sono sotto la soglia di povertà pur avendo un impiego.
L’intervento del capo dello Stato aveva preceduto di poche ore il Consiglio dei ministri. Tanto che a Palazzo Chigi, in conferenza stampa, alla premier Giorgia Meloni era stato chiesto proprio un commento sul monito del Colle. “Sappiamo che in Italia c’è un problema legato ai salari, che non si risolve da un giorno all’altro”, aveva ammesso Meloni che ha cercato però di infondere ottimismo: “Nei dieci anni precedenti al nostro governo, il potere d’acquisto dei salari italiani diminuiva di oltre il 2% mentre nel resto d’Europa cresceva del 2,5%. La buona notizia è che adesso questa tendenza si è invertita. I salari hanno ripreso a crescere più dell’inflazione, quindi la strategia che il governo ha messo in campo sta dando dei frutti”.
Oggi la doccia fredda dell’Upb che il governo ancora un volta bellamente ignorerà.
Pil stagnante, incertezza di famiglie e imprese ai massimi storici
Dall’Ufficio parlamentare di bilancio quella sui salari non è l’unica nota amara che arriva. L’incertezza di famiglie e imprese, dice l’Upb, è su valori prossimi ai massimi storici, escludendo la fase pandemica.
La Nota sulla congiuntura poi approfondisce “le indagini svolte dall’Istat sulle attese delle imprese manifatturiere italiane, che rilevano l’acuirsi dei timori per gli ostacoli all’export, soprattutto con riferimento a categorie influenzate dalle barriere tariffarie. Tali ostacoli sono particolarmente percepiti nel Nord-Est e dalle imprese operanti nelle produzioni di bevande, abbigliamento e altri comparti associati al Made in Italy”.
Il Pil si conferma asfittico. “Le stime dei modelli di breve termine dell’Upb indicano per il terzo trimestre una congiuntura debole, pressoché stagnante, con un Pil sostanzialmente invariato rispetto al trimestre precedente”, afferma l’Ufficio parlamentare di bilancio, confermando la previsione di crescita del Pil per l’intero 2025 attorno allo 0,5%, ma le prospettive – avverte l’Authority dei conti pubblici – sono caratterizzate da rischi significativi, soprattutto a causa del frammentato contesto internazionale.