Cuneo, il sesso con i minorenni costa caro. Condannato a 11 anni il professore di Saluzzo che abusò una ventina di suoi allievi

Il sesso con i suoi allievi gli è costato caro: undici anni e quattro mesi di carcere, più 50 mila euro di multa. Questa è la pena inflitta dal tribunale di Torino a Fabrizio Pellegrino, il professore di lettere di Caraglio (Cuneo), nonché ex presidente dell’associazione culturale Marcovaldo, colpevole di avere violentato, abusato e pagato per lo loro prestazioni una ventina di ragazzi, allievi o stagisti, per almeno tredici anni. Si conclude così il primo grado di un caso giudiziario che è esploso molto dopo i primi fatti. Per la paura delle vittime, per la vergogna di scoprirsi in un contesto provinciale di piccoli paesi dove tutti mormorano e tutti sanno, ma in cui ufficialmente si tace.

IL CASO
Lo scandalo è scoppiato l’otto agosto 2014, con l’arresto del professore. Un personaggio molto conosciuto non solo a scuola, ma dai rappresentanti di molte istituzioni, visto che Marcovaldo era l’ente culturale più noto del Cuneese e uno dei più accreditati in Piemonte. I primi abusi denunciati, alcuni dei quali da vittime che oggi hanno più di 30 anni, sono accaduti dal 2002. Le vittime considerate dall’indagine sono 19, sei le parti civili. Ma quelle reali potrebbero essere molte di più.

L’INCHIESTA
Al centro dell’inchiesta ci sono i giochi sessuali, e i soldi offerti in cambio, a fanciulli minorenni che, secondo l’accusa, venivano adescati con la scusa di fare uno stage nell’associazione culturale. Prostituzione minorile, violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico sono i reati per cui è stato condannato dal gup Cristiano Trevisan, che ha ordinato la distruzione delle migliaia di immagini con cui l’uomo immortalava le proprie perversioni. E ora gli avvocati del professore, che insegnava in una scuola media di Costigliole, attendono le motivazioni per fare appello. “Ricordiamoci”, hanno sostenuto, “che anche se si trattò di minorenni, ci fu libera adesione da parte delle parti lese. Nessuno ha mai contestato all’imputato di obbligare i ragazzi a soggiacere e molti di loro hanno proseguito a incontrarlo da maggiorenni. Non ci fu violenza”. Ma non è della stessa tesi la procura di Torino, che insieme ai carabinieri di Saluzzo ha esaminato ogni singola denuncia, ogni singola storia.

LE TATTICHE
Era emerso che Pellegrino avrebbe tentato di instaurare con le vittime un rapporto prima pseudo intellettuale, sfruttando il suo carisma letterario. Poi, una volta influenzato il ragazzino, lo invitava a casa propria, a volte con la scusa di vedere come si coltivava un giardino, altre con pretesti più culturali. Inoltre, gli abusi avvenivano in casa o in una capannone in fondo al suo terreno, in cui venivano conservati, usati e fotografati vari oggetti che i professore utilizzava durante gli atti sessuali. Che gli sono costati caro.