Da asintomatico a ricoverato. L’ultima giravolta di Berlusconi. Il Cav ha una polmonite bilaterale. Come nell’Urss, sulla salute dei leader volano le balle

Avrebbe voluto partecipare attivamente alla campagna elettorale, dare il suo contributo, addirittura andare personalmente in Campania a sostenere il suo candidato a governatore. Era desideroso di lavorare, di essere protagonista ancora una volta. Del resto è sempre stato un uomo del fare, Silvio Berlusconi. E nessuno come lui, precursore in Italia della personalizzazione estrema della leadership politica, del partito che si fonde e si compenetra col suo leader/fondatore padre/padrone, del corpo del leader che si fa soggetto attivo del discorso politico, della dimensione privata che emerge prepotentemente e spesso sovrasta quella pubblica, sa quanto “l’esposizione della fisicità” dell’uomo prima ancora che del politico sia fondamentale in una realtà sociale profondamente mass mediatica e dove l’immagine – almeno dal famoso duello tv nel 1960 fra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti Richard Nixon e John Fitzgerald Kennedy, pietra miliare per gli studiosi di comunicazione – sia fondamentale.

Oggi come ieri, in tv come sui social. Ma oggi Berlusconi ha quasi 84 anni, ed è passato nel giro di due giorni da essere definito “soggetto asintomatico” a paziente ricoverato al San Raffaele di Milano per un inizio di polmonite bilaterale come esito dell’infezione da virus Covid-19: le numerose attenzioni e le precauzioni assunte nei mesi scorsi non sono bastate a proteggere una persona fragile, per età e trascorsi da un pericoloso contagio. Per quanto il suo “cerchio magico” tenti di minimizzare è stato lo stesso professor Alberto Zangrillo, medico personale del leader di Forza Italia e direttore della terapia intensiva del San Raffaele a imporre al leader di Forza Italia un riposo assoluto.

“Mi sono imposto nell’istituire un regime che comporti il riposo assoluto, che probabilmente è la terapia di cui lui più necessita. Non è stato assolutamente facile convincere Silvio Berlusconi ho dovuto insistere per ricoverarlo, soprattutto stanotte. È stato ricoverato perché è un paziente a rischio ma la situazione è tranquilla e confortante, non è intubato”. E ha aggiunto: “L’umore di Silvio Berlusconi non è dei migliori. E anche il mio”. Non è difficile da credere, il Cavaliere appariva invincibile e ha sempre lavorato alacremente perché questa immagine lo accompagnasse, affinché il suo corpo fosse considerato come una sorta di totem che non teme il tempo che passa, la biologia, le intemperie, gli acciacchi e gli intoppi. Che pure ci sono stati e che Berlusconi non ha mai nascosto, dall’aggressione con una statuetta del Duomo di Milano in pieno volto, le innumerevoli operazioni a cui è stato sottoposto – fra cui quella per un tumore e, più di recente, al cuore – i mancamenti durante i comizi, l’uveite che pur non lo frenò dal presentarsi in pubblico con gli occhiali scuri, fino ai ritocchi estetici, anche quelli mai nascosti o negati.

Iconica l’immagine che ha fatto il giro del mondo di Silvio che accoglie nel 2009 a Porto Rotondo l’allora premier britannico Tony Blair e (imbarazzata) signora con una bandana in testa a coprire il recente trapianto di capelli. Per non parlare degli elisir di lunga vita e la “sbandierata” potenza sessuale. Fu lo stesso medico personale in era pre Zangrillo, Umberto Scapagnini, ad affermare senza mezzi termini: “Silvio è tecnicamente quasi immortale, geneticamente è eccezionale” e ancora: “Ha l’attività mentale e sessuale di un cinquantenne” (era il 2004 e di anni ne aveva 68) e a parlare di un portentoso elisir che era solito somministrare al suo assistito: “Provitamine, antiossidanti, immunostimolanti, enzimi, amminoacidi, e soprattutto minerali, magnesio e selenio attivato. Gli stessi che assorbono i centenari che ho incontrato sulla via della Seta, a Sud di Urumqi e nelle oasi tra il deserto del Taklamakhan e il Gobi. Poi un olio particolare, un certo yogurt”.

Suggestioni da alchimia, quasi surreale. E poi le donne, giovani, belle. Tante, troppe. Amate, esibite, pericolose talvolta. A conti fatti, nulla di più se non una sempre efficace riedizione dell’uomo forte che tanto piace ad una fetta di italiani: un’immagine che a lungo molti, in qualità anche di elettori, hanno accolto, celebrato e desiderato. Ma oggi tutto questo sembra lontano, evanescente. Come il consenso politico, del resto. Ed è lo stessi Berlusconi ad ammetterlo, nonostante tutti tentativi più o meno goffi di negare l’evidenza: “È una malattia di cui non ho mai sottovalutato l’importanza né i rischi che comporta, mi è capitato anche questo”.