Da Formigoni a Maroni e Fontana. Il lungo “Assalto alla Lombardia”

Un libro di Michele Sasso ricostruisce 28 anni di regali ai privati. Così il Centrodestra ha svenduto la Regione Lombardia.

Da Formigoni a Maroni e Fontana. Il lungo “Assalto alla Lombardia”

Assaltare una diligenza per spartirsi il bottino. Che nel caso specifico non sono borse piene di “verdoni” come in un film western, ma fondi pubblici che si incanalano verso il privato o seguono traiettorie apparentemente misteriose che, alla fine, riconducono sempre alla banda che quella diligenza ha assaltato. Nel caso della Regione Lombardia, che è la diligenza di cui parliamo, l’assalto è cominciato ventotto anni fa quando a guidarla c’era Roberto Formigoni, è continuato con Roberto Maroni, e Attilio Fontana, nei suoi cinque anni di mandato, non ha voluto essere da meno dei suoi predecessori.

Un libro di Michele Sasso ricostruisce 28 anni di regali ai privati. Così il Centrodestra ha svenduto la Regione Lombardia

A dirlo stavolta non è un avversario politico del centrodestra, ma il documentato lavoro del giornalista Michele Sasso, ex Espresso, oggi alla Stampa, confluito nel libro edito da Laterza Assalto alla Lombardia. “Nel gennaio dell’anno scorso”, dice Sasso, “sono andato all’ospedale Paolo Pini di Milano perché, dopo aver contratto il Covid, avrei dovuto fare il tampone di uscita. A attendere eravamo almeno un centinaio di persone, ma il medico aveva a disposizione in tutto una ventina di tamponi. In più si lamentava che non riusciva a caricare sul computer il tracciamento per un problema di malfunzionamento della piattaforma. Mi sono ricordato di aver scritto nel 2012 un articolo sull’Espresso su Lombardia Informatica, più tardi confluita nella nuova società di proprietà regionale Aria, che aveva speso un miliardo e 600 milioni per l’informatizzazione della Lombardia. Dieci anni dopo, mentre con gli stessi fondi, che lo Stato aveva distribuito a tutte le Regioni, l’Emilia Romagna aveva costruito 200 case della salute, qui in Lombardia i medici si lamentavano che non riuscivano neppure ad aggiornare il fascicolo sanitario elettronico dei loro pazienti”.

“Nella sanità lombarda”, continua il giornalista della redazione milanese della Stampa, “i privati hanno raggiunto il 40% di penetrazione del mercato, in Toscana siamo intorno al 15, 20% e non si prendono soltanto quelle prestazioni che danno diritto a maggiori rimborsi come cardiochirurgie e protesi d’anca, ma anche specialità come la medicina d’urgenza”. E aggiunge: “Il Gruppo San Donato (presieduto dall’ex ministro Angelino Alfano, ndr), per fare un esempio, su un miliardo e settecento milioni di fatturato, riceve da Regione Lombardia rimborsi per un miliardo e 200 milioni”.

Per scrivere il libro Sasso non ha solo spulciato bilanci e delibere, ma ha usato il vecchio metodo di fare giornalismo, quello di consumare la suola delle scarpe. Per verificare cosa accade a chi vuole interrompere una gravidanza, si è recato assieme alla moglie in uno dei più famosi ospedali pubblici della Lombardia, la clinica Mangiagalli.

“Abbiamo finto che non volessimo tenere una gravidanza indesiderata e lì, in ospedale, ci hanno deviato verso un centro di aiuto alla vita ospitato in una parrocchia a distanza di un centinaio di metri. I consultori intanto sono stati svuotati da dentro, una storia cominciata con Formigoni, che la Lega non ha mai smontato”.

Il libro di Michele Sasso ricostruisce la galleria degli orrori di trent’anni di governo del centrodestra in Lombardia (ci sono la dote scuola che privilegia le scuole private, il capitolo infrastrutture e trasporti, la legge mancia di Fontana), ma è la sanità il tema centrale. Nel capitolo di spesa della relativa voce, che assorbe la parte più consistente del bilancio regionale, viene iscritto “anche il conto da pagare alla società della galassia ciellina che gestisce il servizio di elisoccorso. Sono quindici però anni che per il servizio non viene bandita una gara”, dice il giornalista.