Dall’Italia alla Siria. Precisamente dal Lecchese, in fuga verso il Califfato per consegnarsi e convertirsi alle ragioni del jihadismo. Il tutto, lasciando alle spalle la propria esistenza, compresi due figlie e un marito. Ma non il figlio più piccolo, di appena sei anni che ha deciso di portare con sé. Tutto intorno la guerra e il jihad. Mentre in Italia, a combattere contro il terrore, restano solo i familiari.
Questa è la drammatica storia di Valbona Berisha, la donna albanese della provincia di Lecco, fuggita in Siria con il figlio di sei anni, e ora destinataria di un provvedimento di arresto per terrorismo internazionale. “E’ uno spaccato della degenerazione di una famiglia ben inserita nel territorio nazionale, in cui la madre è protagonista di un processo di radicalizzazione”, ha detto a giusta ragione il comandate del Ros, il generale Giuseppe Governate.
Da quel che emerge, la donna si voleva arruolare, non solo perché aveva sposato la causa dell’Isis ma anche, come è stato precisato, per una componente “sentimentale”: la donna in pratica si era innamorata anche di un suo reclutatore/indottrinatore visto solo in video, e quindi conosciuto in rete. Lo voleva raggiungere per sposarlo. “Sono molti – ha evidenziato il capo dei Ros di Milano, il colonnello Paolo Storoni – i casi di matrimonio per procura, sembrano quelli dei nostri di immigrati di una volta. Quello dell’Isis e’ un contesto in cui ci si innamora via internet”. Come è stato riferito, sui computer lasciati in Italia dalla Berisha sono stati trovati filmati significativi, in alcuni dei quali si vedono bambini che si addestrano coi kalashnikov. Il cellulare che le aveva regalato il cognato e sul quale era installato un gps, ha consentito agli investigatori di “seguirla” nel suo viaggio in Siria, col figlio di sei anni. Ed è per questo che nei confronti della donna a Lecco è aperto anche un fascicolo per sottrazione di minore.