Da Maastricht allo spread

di Gaetano Pedullà

Mi si nota di più se non vado. Come il protagonista di Ecce Bombo, dai Cinque Stelle alla Lega la conclusione è la stessa. Disertate le consultazioni per formare il nuovo governo, sai che fastidio per Napolitano dover fare a meno di ascoltare Grillo e Salvini! Tutto tempo guadagnato, perché dopo le dimissioni di Enrico Letta sono arrivati ordini precisi dall’alto: la crisi va risolta presto. Oibò, ma chi è che detta i tempi al nostro Capo dello Stato? Da non credersi: è la signora Merkel. Ieri il portavoce della cancelliera tedesca ha messo in chiaro come la pensa Berlino. E se non bastasse, il presidente della Commissione europea, Barroso, ha dichiarato che “Renzi è un europeista molto impegnato e interessato nell’avanzamento del processo dell’Unione europea”. Capito? Mentre qui Napolitano è ancora alle prese con il minuetto delle consultazioni, nelle capitali europee il governo è già bello e fatto. Alla faccia dell’ingerenza estera nelle faccende di casa nostra! Dopo i nuovi dettagli sulla caduta del governo Berlusconi – comunque la pensiate, l’ultimo legittimato da un voto popolare – e i sospetti più che leciti su chi ha orchestrato il giochino dello spread, il dubbio che il Cavaliere non la spari troppo grossa quando parla di un golpe sull’Italia decisamente ci può stare. Se poi pensiamo a come ci tratta l’India nel caso dei marò o a quanto amano in Svizzera i nostri lavoratori transfrontalieri ecco che abbiamo chiaro come ci trattano nel mondo. Una considerazione destinata persino a scendere dopo aver visto con che manovra di Palazzo Renzi ha soffiato la poltrona a Letta. E dire che i grandi problemi del nostro Paese si risolvono soprattutto all’estero, dove i vincoli europei, le decisioni di politica monetaria e lo strapotere dei mercati finanziari hanno dimostrato di poter fare il bello e cattivo tempo su uno Stato a cui di sovrano, dopo questa crisi, non è rimasto neppure Re Giorgio.