Da Milano a Zurigo. Business e affari criminali con gli orologi di lusso

Il mercato degli orologi di lusso non fa gola solo a collezionisti, imprenditori, benestanti e uomini e donne dello spettacolo.

Da Milano a Zurigo. Business e affari criminali con gli orologi di lusso

Il mercato degli orologi di lusso non fa gola oggi solo a collezionisti, imprenditori, benestanti e uomini e donne dello spettacolo. Non è d’altronde solo una questione di status symbol. La ricerca dell’oggetto prezioso deriva anche dal fatto che gli orologi sono ormai diventati “bene rifugio” per eccellenza. La Notizia ha già raccontato il mercato parallelo che non a caso ne è nato. Un mercato in cui il valore di un bene così ricercato raddoppia, triplica, spesso quadruplica. E, in alcuni casi, perfino decuplica rispetto al prezzo di listino. È così che è nato il lavoro dei reseller. Tecnicamente, parliamo di chi compra e rivende oggetti di qualsiasi tipo. In questo caso beni ricercati, spesso prodotti in edizione limitata, e soprattutto difficilmente rintracciabili sul mercato. Esattamente come gli orologi più ambiti in commercio.

Il mercato degli orologi di lusso non fa gola solo a collezionisti, imprenditori, benestanti e uomini e donne dello spettacolo

Questo sistema, però, inevitabilmente ha fatto nascere un forte interesse anche criminale. Secondo quanto sta emergendo da recenti inchieste, a Milano (patria per eccellenza del mercato di orologi di lusso) ci sarebbero vere e proprie bande criminali specializzate nel furto di orologi. Ci sarebbero persone nei locali più in voga del capoluogo lombardo che lavorano per le bande e segnalano le persone che indossano orologi di valore. A questo punto i criminali attendono la vittima fuori dal locale, la seguono e quando è il momento giusto “strappano” l’orologio che spesso torna sul mercato “legale” proprio tramite la compiacenza di alcuni reseller.

Il noto reseller Ivan Szydlik minacciato e derubato di un prezioso da 100mila euro

Altre volte, invece, il meccanismo è ancora più spietato. E si muove sulla tratta Milano-Zurigo. A spiegarci questa dinamica è Ivan Szydlik, uno dei più autorevoli e noti reseller di tutta Europa. “Qualche tempo fa – racconta – mi sono trasferito a Lugano e ho cominciato a svolgere la mia attività anche qui. Non a caso vengo contattato da un mio conoscente che ha diverse amicizie, tra imprenditori, personaggi dello spettacolo e medici interessati agli orologi di lusso”. È a questo punto che, per far sì che Ivan creda alla possibilità di un’ampia clientela, gli viene presentato un famosissimo concessionario di Lugano: “Quando è arrivato aveva un’importante macchina di lusso. E mi dice subito di essere interessato ad acquistare un orologio da me, tanto che cominciamo a trattare su alcuni oggetti in mio possesso”.

È qui che, secondo Ivan e secondo la denuncia che Ivan stesso ha poi presentato, comincia qualcosa di strano. Il conoscente e il concessionario dicono al reseller che ci sarebbe una terza persona intenzionata a comprare un orologio. Questa persona viene presentata come il dottor Mark. “Mi fissano un appuntamento con questo dottor Mark e mi chiedono se avrei potuto mostrargli due orologi importanti, tra cui un Patek Philippe”. Ivan non ha motivo di dubitare del conoscente e del concessionario. Per cui arriva all’appuntamento e sale al terzo piano di un importante palazzo della città. È qui, però, che accade l’inaspettabile. “Mi sento spingere da dietro e finisco in avanti. All’interno trovo il mio conoscente e due energumeni”.

Secondo i documenti ufficiali, Giovanni, il conoscente di Ivan, avrebbe tempo prima acquistato un orologio importante sperando poi in significativi guadagni una volta rivenduto, cosa che però non sarebbe mai accaduta e di cui avrebbe incolpato lo stesso Szydlik. Ecco il motivo del sequestro: rubare il Patek Philippe che intanto Ivan aveva al polso, dal valore di circa 100mila euro. Ed è esattamente quello che accade. Quando, dopo le reiterate minacce e la consegna dell’orologio, lo lasciano andare, Ivan raggiunge una volante e denuncia. Da allora sono passati diversi mesi, a breve comincerà il processo. Ma resta un dato: “C’è un’organizzazione strutturata che tiene dentro criminali, ma anche persone in doppiopetto importanti, come nel caso dell’importante concessionario di auto e super-car: sarebbe stato lui a procurare gli energumeni per sequestrarmi”. Una sorta di esistenza parallela. In nome di quadranti che valgono milioni.