Dall’Olanda un altro affronto all’Italia sul Mes. Il premier Rutte pretende di inasprire le condizioni di accesso al Fondo. Gualtieri: “Vigileremo sul funzionamento”

Che il Mes a zero condizionalità fosse una pia illusione ormai è un dato di fatto, non un’ipotesi. La conferma era già arrivata settimana scorsa quando, nel documento inviato ai ministri delle Finanze degli Stati membri, il direttore del Fondo, il tedesco Klaus Reglin, ha messo nero su bianco il fatto che vi sarà una “sorveglianza rafforzata” da parte della Commissione Ue e dalla Bce sui conti dei Paesi che chiederanno di accedere alle linee di credito erogate per far fronte all’emergenza sanitaria. Ma che le “regole d’ingaggio” le voglia stabilire il Paese campione di dumping commerciale a danno degli altri Stati membri, il “paradiso fiscale” per eccellenza, cioè l’Olanda, ha del paradossale. Peraltro qualcuno dovrebbe ricordare al primo ministro del Regno dei Paesi Bassi, Mark Rutte e al suo titolare del dicastero delle Finanze un paio di cose.

MA CHE VI SIETE FUMATI. In primis il monitoraggio della coerenza tra i fondi erogati e gli obiettivi di spesa sanitaria dovrà semmai essere in accordo con le regole del Two pack, cioè del regolamento comunitario che mira a rafforzare la sorveglianza dei Paesi che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà, le condizioni non le detta dunque certo l’Olanda. Secondo, l’Italia è il quarto Paese fra quelli che in gergo si chiamano “contributori netti”, che cioè garantiscono al budget dell’Ue più soldi di quanti ne ricevono. Nel 2017, per esempio, ha contribuito per 12 miliardi di euro al budget dell’Unione, ricevendo in cambio 9,79. Che il ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra, mandi pure le sue letterine in vista della riunione dell’Eurogruppo di venerdì (che chiarirà le caratteristiche della linea di credito del Mes). Ci provi pure a fissare i suoi 5 paletti, novello Mosè che sale sul monte Sinai per ricevere le tavole coi Dieci comandamenti da imporre al popolo. Solo che lui non ha nessuna autorità – né divina ovviamente, ma neanche terrena – per imporre il suo decalogo dell’austerità.

CLAUSOLE CAPESTRO. “In primo luogo, come condizione per l’uso della linea di credito, dovrebbe essere incluso nel memorandum d’intesa che i Paesi si impegnino a utilizzarla per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, la cura e i costi relativi alla prevenzione”, si legge nella missiva di Hoekstra al suo Parlamento, che chiede poi che la linea di credito sia “disponibile solo per la durata della crisi Covid-19” e che le normali procedure previste dal trattato per la concessione di aiuti “siano seguite in modo adeguato”. Infine, l’olandese ritiene che la durata dei prestiti debba “essere inferiore rispetto ai precedenti programmi di aggiustamento macro-economico del Mes”.

Quanto alla proposta del direttore generale Regling di ridurre i tassi di interessi applicati generalmente dal Fondo, il ministro ha da ridire pure su questo: ritiene che “possano essere fissati a un livello inferiore a condizione che siano superiori ai costi di finanziamento sostenti dallo stesso Mes. In altre parole, prima della decisione dei dirigenti del Mes sulla linea di credito, l’Olanda chiede che siano realizzate analisi sui rischi per la stabilità e sostenibilità del debito e anche sulle esigenze di finanziamento. Una concezione ben diversa da quella italiana e francese, che puntano a prestiti di durata decennale e ad un controllo solo sulla destinazione delle spese.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA. L’Italia, durante l’Ecofin di venerdì prossimo, “vigilerà affinché i documenti finali” sul funzionamento del Mes “siano pienamente in linea con quanto concordato il 9 aprile e dunque senza condizionalità”. “Solo a quel punto – ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (nella foto) in audizione davanti alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato – l’Italia valuterà la possibilità o meno di richiedere il ricorso questo strumento, dopo ovviamente aver consultato il Parlamento. Il Mes già esiste. Il nuovo strumento deve essere finalizzato e reso disponibile e nessuna decisione è stata ancora presa dall’Italia sulla eventuale richiesta di accesso a questo strumento”.