Da Pd e Sinistra “Foglio” di via a Letta con l’elmetto. Lettera al giornale nemico di Conte per smarcarsi da Fratoianni & C. Così il campo largo è sempre più stretto

La lettera del segretario del Pd, Enrico Letta, al "Foglio" non è stata un successo.

Il termometro della perplessità verso Enrico Letta è nei silenzi, più che nelle dichiarazioni. Pochi applausi, escluso qualche irriducibile fedelissimo all’interno del Pd. Per il resto, bocche cucite. La lettera al Foglio del segretario dem non è stata un successo. Anzi. La tesi turboeuropeista, con l’allargamento dell’Ue alla Moldavia e alla Georgia, era scontata. Ma nei fatti prosegue sulla falsariga della posizione bellicista, il “Letta con l’elmetto” che ha caratterizzato le ultime settimane (leggi l’articolo), fin dai primi bombardamenti decisi di Vladimir Putin.

La lettera di Enrico Letta al “Foglio” del segretario dem non è stata un successo

Così facendo sta spostando il partito sempre più a destra, accantonando il dialogo avviato con la sinistra. Per non tacere dei malumori accresciuti nel rapporto con i 5 Stelle. Certo, alcune delle tesi pro-Ue sono largamente condivise nel suo partito. Eppure uno dei pochi a dare manforte al segretario del Pd, è stato il lettiano di lungo corso Francesco Boccia, attuale responsabile Enti Locali a Largo del Nazareno.

“Noi diciamo andiamo avanti, ancora più Europa davanti alle crisi drammatiche. La destra dice il contrario”, ha rilanciato l’ex ministro. Stessi toni usati dalla presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi. “Letta racconta un viaggio in sette tappe per la costruzione di una nuova Europa più forte e unita che può fare il definitivo salto di qualità. L’Europa che abbiamo sempre sognato”, ha twittato. Poi il buio, solo in due hanno squarciato la coltre di silenzio. Lo scetticismo rispetto alla strategia di Letta ha riguardato anche il canale scelto.

“Il mezzo è il messaggio”, recitava un celeberrimo insegnamento del sociologo Marshall McLuhan. Il numero uno dem ha voluto illustrare il suo progetto al quotidiano diretto da Claudio Cerasa, uno dei più ostili – per esempio – a Giuseppe Conte. E decisamente schierato su una posizione “militarista”, nel senso del supporto armato all’Ucraina. Non è un mistero insomma che Il Foglio sia una piccola Bibbia per i moderati liberal-democratici di centrosinistra. Un messaggio chiaro. E in parte confermato a microfoni spenti.

“Letta sta riposizionando il partito. Ha capito che con la guerra il dialogo con i 5 Stelle è diventato più difficile. E lo sarà sempre di più nelle prossime settimane”, osserva una fonte parlamentare del Pd. Dunque un riavvicinamento a Matteo Renzi e Carlo Calenda. Nella migliore delle ipotesi, comunque, la “sua lettera non ha scaldato il dibattito”, osserva un altro deputato.

Quello che appare certo, invece, è che a sinistra Letta possa tenere vivo il dialogo solo con Roberto Speranza e la sua Articolo Uno, che sta vivendo una fase congressuale per decidere proprio quali rapporti voler intrattenere con il Pd. Per il resto il “disprezzo” verso la “sinistra-sinistra”, come Letta ha definito la formazione di Jean-Luc Mélenchon, segna uno spartiacque in materia di alleanze con le forze più radicali.

Dopo il voto al primo turno in Francia, il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha esaltato “la presenza di uno spazio politico ed elettorale per una sinistra capace di mettere al centro la lotta alle disuguaglianze, al disagio sociale, alla povertà e ai cambiamenti climatici”. Il progetto del campo largo lettiano appare così sempre meno praticabile.