Dai fondi d’investimento ai giacimenti di gas. Mentre Renzi parla alla Knesset, il giglio magico fa affari con Israele

di Stefano Sansonetti

Una sintonia che è andata aumentando nel corso del tempo, al di là dell’intervento tenuto ieri alla Knesset dal presidente del consiglio Matteo Renzi. Non c’è che dire, quando si parla di affari il feeling tra alcuni esponenti del giglio magico e Israele è indiscutibile. L’ennesima dimostrazione è in corso proprio in questi giorni. L’“eminenza grigia” di Renzi, ovvero Marco Carrai, si sta dannando l’anima per portare in Italia alcuni fondi di Wadi Ventures, il cui quartier generale è a Tel Aviv. Si tratta di una sorta di acceleratore-gestore di fondi di venture capital, ossia un veicolo che investe in giovani imprese (startup) ad alto potenziale di sviluppo. Carrai è da tempo molto vicino a Wadi Ventures, i cui due fondatori sono Jonathan Pacifici e Reuven Ulmansky. Tra i partner, però, c’è anche Marco Bernabè, figlio di quel Franco Bernabè già socio in alcune iniziative dello stesso Carrai. A quanto filtra l’“eminenza grigia” renziana si sta muovendo tra le principali società di gestione del risparmio italiane attive nel venture capital per convincerle a prendere sotto il loro cappello alcuni fondi di Wadi Ventures.

LE IPOTESI
Nella rosa delle papabili ci sarebbe Imi fondi chiusi sgr, società del gruppo Intesa che già oggi gestisce Atlante Ventures, fondo che investe nel capitale di rischio di imprese innovative. Ci sarebbe Principia, una sgr che ha tra i soci il Cnr, la Fondazione Banca nazionale delle Comunicazioni e il “guru” del venture capital Humphrey Nokes. E ci sarebbe pure Innogest, la sgr recentemente assurta agli onori della cronaca per avere una partecipazione nella Hacking Team, la società milanese di software per la sicurezza che recentemente è stata oggetto di un clamoroso attacco informatico. Per qualcuno, inoltre, tra le papabili potrebbe spuntare Club Italia Investimenti 2, un veicolo infarcito di imprenditori filorenziani che ha l’obiettivo ai accompagnare l’attività dei cosiddetti “acceleratori” di imprese. Riuscirà Carrai a piazzare in Italia le iniziative di Wadi Ventures? Chissà, magari una risposta potrà arrivare nelle prossime settimane. Di sicuro Israele è nella mente del braccio destro di Renzi anche per quanto riguarda il gas. Non tutti ricordano che il 13 ottobre 2014 Carrai scrisse un commento sul Corriere della sera per sponsorizzare l’acquisto da parte dell’Ue di gas israeliano proveniente dal giacimento Leviathan. Una riserva che “potrebbe garantire il consumo di gas dei 28 Paesi dell’Ue per più di un anno e quello di Israele per più di 80”. Inoltre “il gas del bacino del Levante potrebbe arrivare in Europa riducendo in parte la dipendenza dal gas russo”.

NON FINISCE QUI
Altra renziana con una particolare attenzione a Israele è Carlotta De Franceschi, consulente di palazzo Chigi a 150 mila euro per un incarico in scadenza il 31 agosto prossimo. La De Franceschi presiede un think tank, Action Institute, che qualche mese fa ha sfornato un report per incentivare il venture capital italiano. Nel documento, verosimilmente planato sul tavolo del Governo, si ipotizza l’utilizzo di un meccanismo di “fondo di fondi” come strumento di attrazione di fondi stranieri. Il tutto, si legge, “accompagnando l’intervento a una politica fiscale mirata, sul modello israeliano”. Peraltro non è il solo riferimento al sistema israeliano contenuto nel dossier. Nelle premesse, infatti, viene lamentata la mancanza in Italia di “una politica volta alla promozione di un polo d’eccellenza ed attrazione nel digitale, sull’esempio di Berlino, Londra, New York e Tel Aviv”. Nel quadro, infine, non può non essere citato uno dei super consulenti di Renzi, Yoram Gutgeld, israeliano naturalizzato italiano, ex pezzo grosso di McKinsey e ora commissario alla spending review dell’Esecutivo. Anche lui, come tutti gli altri, tiene i fili dei rapporti (e degli affari) con Israele.

Twitter: @SSansonetti