Dai piumini alle borse, dopo Moncler la Gabanelli fa infuriare Gucci. Report accusa: fanno lavorare cinesi sottopagati. Almeno 16 ore al giorno. L’azienda prova a difendersi

Dopo Moncler sotto la lente di Report finisce Gucci con le sue borse. La Gabanelli parte dall’autodenuncia di un artigiano. “Non c’è bisogno di fare Sherlock Holmes”, denuncia l’artigiano, “e vedere che alle 11 di sera a Scandicci ci sono fabbriche e laboratori tutti illuminati dove lavorano i cinesi. Io stesso li ho assunti a 4 ore ma loro ne lavorano almeno 16 al giorno. E’ questo il gioco che ci sta ammazzando. I cinesi lavorano 150 ore di più di quelle segnate”. Così Gucci finisce nell’occhio del ciclone per la produzione delle borse che vengono vendute a prezzi altissimi ma che, stando alla denuncia dell’artigiano, non costerebbero che pochi euro.  L’artigiano autodenunciandosi ha mostrato una borsa che al pubblico costa 870 euro che lui assembla per 24 euro.

LA DIFESA
Gucci
, che non aveva risposto alla giornalista della Gabanelli, parla e dice la sua in relazione al prezzo di ciascuna borsa indicato, sottolinea che viene “comparato in maniera errata il prezzo di una borsa al pubblico con il costo di una singola fase di lavorazione. I 25 euro citati dal servizio si riferiscono solo all’assemblaggio parziale e non considerano minimamente, ad esempio, il costo della pelle, il costo del taglio, quello degli accessori, il confezionamento, la spedizione e tutto quanto necessario a rendere la borsa disponibile in negozio, fattori che moltiplicano fino a 25 volte quel numero”.

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