Dal Bronx di San Giovanni a Teduccio al business dei bitcoin: la scalata dei clan di Napoli est

Da San Giovanni a Teduccio al business dei bitcoin, una scalata dei clan con una guerra familiare a suon di omicidi.

Dal Bronx di San Giovanni a Teduccio al business dei bitcoin: la scalata dei clan di Napoli est

C’è una storia di corna dietro l’ascesa di un clan, che dalle piazze di spaccio è arrivato a fatturare centinaia di milioni con frodi carosello nel settore dei carburanti, fino a investire in trust, obbligazioni e bitcoin. Erano una famiglia, prima ancora che un cartello criminale, i Formicola e i Silenzio, e avevano il controllo totale degli affari illeciti nel Bronx di San Giovanni a Teduccio. Ma quando Francesco Silenzio, Francuccio per i più, venne a conoscenza del tradimento della moglie Assunta Formicola, Susetta per gli amici del rione, ne è scaturita una faida che ha portato i Silenzio a divenire il clan dominante nel quartiere dell’area orientale di Napoli.

Lo racconta il collaboratore di giustizia Antonio Costabile, “l’acerrano”, lo stesso che con altri pentiti ha aiutato gli inquirenti a ricostruire quel sistema quasi perfetto, che ha portato una famiglia che vendeva hashish e cocaina al minuto a scalare i piani alti della criminalità finanziaria. Un salto di qualità calcolato, ad oggi, in un impero da 150 milioni in conti correnti, ville, appartamenti di lusso e qualche “sfizio” nel parco auto, finito sotto sequestro all’alba di ieri al culmine di un’operazione della Guardia di Finanza tra Campania, Lazio ed Emilia Romagna.

Da San Giovanni a Teduccio ai bitcoin

L’affare era basato su un articolato sistema di frodi nel settore dei carburanti, con la costituzione, in Italia e all’estero, di società “cartiere”, in capo a prestanome, il cui compito era quello di fare da intermediarie per società operanti nel settore petrolifero, emettendo false fatture e gonfiando i bilanci per colmarne gli ammanchi, al fine di evadere Iva e accise. Un risparmio consistente di tributi, reinvestito nell’applicazione sul mercato di tariffe concorrenziali.

Undici gli indagati, tra cui figura il sindaco di Campoli del Monte Taburno, nel Beneventano, Tommaso Nicola Grasso, amministratore di fatto della Petrolifera Italiana Srl con sede a Napoli e ritenuta collegata ai Silenzio-Formicola, che più di tutte avrebbe avvantaggiato dei servizi dell’organizzazione. In elenco c’è anche un commercialista di Torre Annunziata, Luigi De Maio, reputato la “mente finanziaria” dell’organizzazione, già arrestato nel filone dell’inchiesta Petrol Mafia di Reggio Calabria. Sofisticati gli espedienti utilizzati per sfuggire ai controlli: oltre ai prestanome, selezionati tra piccoli pregiudicati nullatenenti, le società cambiavano continuamente connotazione, non avevano sedi, depositi o mezzi aziendali, né personale alle proprie dipendenze.

Gli indagati, sei dei quali rispondono anche di associazione mafiosa, sono accusati di reati tributari, false comunicazioni sociali, trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio. Attraverso operazioni su conti esteri, avrebbero inoltre costituito trust ed evaso il fisco attraverso piattaforme di bitcoin. Al sindaco Grasso viene contestato anche il trasferimento fraudolento di beni, per aver ceduto ai figli minorenni il suo patrimonio immobiliare, provando così a evitarne il sequestro. Alla sua seconda rielezione consecutiva, Grasso è stato riconfermato nel 2020 alla testa di una lista civica il cui nome sembra oggi fargli il verso: “Alla Luce del Sole”.