Dal Governo nuovo stop ai giudici, il ministro Costa dice di no alle adozioni gay. E intima l’alt alle sentenze creative

Dal Nuovo Centrodestra arriva una dura presa di posizione sulle adozioni gay. Direttamente da un ministro, Enrico Costa. E la Cirinnà resta isolata.

Dal Nuovo Centrodestra arriva una dura presa di posizione sulle adozioni gay. Direttamente da un ministro, Enrico Costa, che ha la delega alla Famiglia. E non devono arrivare “sentenze creative” che finiscano per regolarizzare la stepchild adoption, non prevista dalla legge sulle Unioni civili. Insomma un nuovo alt ai giudici.

“Sia chiaro che non può rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta: in tema di stepchild adoption fino a oggi la giurisprudenza ha dato delle interpretazioni colmando un vuoto normativo. Ora quel vuoto non c’è più: c’è una norma chiara che esclude la stepchild adoption”, ha scandito Costa. Aggiungendo: “maggior ragione alla luce dei lavori parlamentari. Quindi mi attendo di vedere chiusa una fase di interpretazione creativa”.

Adozioni gay, Pd già spaccato
Le parole di Costa hanno trovato subito la pronta replica della senatrice del Partito democratico, Monica Cirinnà: “Non è così, non c’è alcuna giurisprudenza creativa, c’è la giurisprudenza che ritiene punto di partenza la tutela del minore”. La parlamentare dem ha quindi aggiunto: “Davanti alla scelta del legislatore di non decidere, continua ad applicare la norma esistente che è la legge sulle adozioni, richiamata esplicitamente al punto 20 del maxi-emendamento del Governo”. Ma nello stesso Pd riaffiorano delle divergenze: “La stepchild adoption rischia di condurre a pratiche inaccettabili eticamente e socialmente, soprattutto per mancanza di rispetto della condizione delle donne che prestano (o sono costrette a prestare) il loro corpo”, ha dichiarato il deputato dem Giuseppe Lauricella. “Se prima non si affermerà con norma che la maternità surrogata (o utero in affitto) è reato, non si potrà in alcun modo pensare di introdurre nel sistema la stepchild adoption”, ha aggiunto. La ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha cercato di non entrare nella polemica, consapevole delle criticità presenti nel partito. E si è soffermata solo sul testo che ha ricevuto il via libera dal Parlamento: “Aver approvato la legge sulle Unioni civili è stato un momento in cui abbiamo sentito di aver fatto la nostra parte per cambiare la vita della gente”.

Dal capogruppo al Senato di Area popolare, Renato Schifani, arriva un invito a “pensare ad altro” rispetto ai diritti omosessuali. “Concentriamoci ed impegniamo il Parlamento nei restanti anni di legislatura su quelle questioni urgenti quali, ad esempio, le riforme strutturali che diminuiscano la spesa dello Stato, la riduzione del debito pubblico, che purtroppo continua a crescere, la ripresa economica, che c’è ma non decolla, ed infine la riforma del pianeta giustizia”, ha detto intervenendo nel dibattito.