Dal Green Deal al Military Deal, Conte dichiara guerra al riarmo

I 5S pronti a un giugno di lotta contro l’escalation militare. Domenica in Sicilia la protesta per i tagli alla Sanità

Dal Green Deal al Military Deal, Conte dichiara guerra al riarmo

Ancora una volta il Movimento Cinque Stelle denuncia la definitiva trasformazione dell’economia europea in economia di guerra. Lo ha fatto ieri, ancora una volta, il suo leader Giuseppe Conte, intervenendo all’evento organizzato dagli europarlamentari del Movimento Pasquale Tridico, Gaetano Pedullà e Danilo della Valle al Parlamento europeo di Bruxelles.

Il M5S annuncia un giugno di lotta contro il riarmo

“Si preannuncia un giugno di dura battaglia contro il riarmo: non ci possiamo permettere questa follia voluta soprattutto da Giorgia Meloni. Daremo battaglia e domenica saremo in piazza in Sicilia per dire no ai tagli alla sanità”, ha spiegato l’ex premier.

“Qui ci stanno prospettando una riconversione industriale, senza nessun dibattito, nessuna discussione, né voto. Stiamo passando dal Green Deal al Military Deal, dalla transizione verde a quella militare. La Germania oggi, per superare le difficoltà economiche contingenti, opera una riconversione delle industrie. Stabilimenti che fino a ieri producevano automotive, producono carri armati. Se noi oggi sposiamo questa prospettiva senza nessuna discussione, c’è chi potrà sopperire alle difficoltà del momento incrementando il Pil in questa direzione, secondo un modello che non è certo quello sociale europeo per cui abbiamo lavorato fin qui”, ha spiegato Conte.

“Se oggi – ha aggiunto -, di fronte alle difficoltà di una transizione che ha un costo, perché nessuno si doveva permettere di illudere che la transizione al Green Deal non avesse un costo, anziché sostenere con debito pubblico comune la transizione vai verso l’economia di guerra e una transizione militare, finito il piano di riarmo cosa faremo? Una nuova riconversione industriale?”.

Conte: l’obiettivo Nato del 5% è pura follia

Il progetto della Nato di portare le spese annue per la difesa degli Stati membri al 5% del Pil è “assolutamente una follia”, ha denunciato Conte. Se Meloni “sottoscrivesse questo obiettivo – ha argomentato – significherebbe che dovremmo mettere sul piatto all’incirca 100 miliardi” per la difesa, “mentre abbiamo già tagli dolorosissimi sulla sanità, politiche del lavoro e su tanti altri fronti, che riguardano i concreti bisogni dei cittadini”.

Conte ha ricordato che, quando era a palazzo Chigi, aveva “ereditato” l’impegno di portare la spesa per la difesa “al 2% del Pil”, preso dall’Italia nel 2014, impegno che avrebbe dovuto essere onorato entro il 2024. “Ma agli alleati – ha detto – ho spiegato che l’Italia non era in condizioni, quando io ho governato, di poter far fronte a questo impegno”.

La denuncia dell’ex premier: l’unica strategia dell’Europa è quella militare

E ancora. Sul riarmo “si sta giocando in Europa una partita strategica cruciale sul destino dell’Unione: non voglio che mio figlio leggendo i libri di storia mi chieda: ‘Papà, tu in quel momento dov’eri?’. Oggi c’è un assoluto deficit di politica: oggi l’Europa è afona, lo è da qualche anno. L’unica prospettiva che è prevalsa è la strategia militare, che gli stessi strateghi militari hanno definito fallimentare applicata al conflitto russo-ucraino. E la realtà lo ha confermato”.

Il leader pentastellato denuncia che nel sistema mediatico ogni voce dissonante è stata bollata come filo-putiniana. “E il risultato qual è stato? Ci hanno detto che Mosca sarebbe fallita e cresce di più, che ci sarebbe stato un cambio di regime imminente, ma ci sono state anche le elezioni in questi anni in Russia, ed è cresciuto il consenso di Putin. Ci hanno detto che stavamo provocando l’isolamento della Russia. I Brics sono cresciuti in questi anni, siamo arrivati a dieci partner. Se fosse in gioco la politica, cosa dovrebbero fare i nostri governanti e un sistema mediatico, un’opinione pubblica sana, aperta a un dibattito serio? Dovrebbero addirittura dimettersi. O comunque ammettere con l’atteggiamento contrito gli errori di previsione”.

L’unica via per porre fine ai conflitti è quella diplomatica

Laddove per porre fine alla guerra in Ucraina non c’è altra via che “investire nella diplomazia e nella politica”, anche se un negoziato è “difficile”, ma l’alternativa è la guerra “nucleare”. Da Kiev a Gaza. “In questo momento Rima Hassan, europarlamentare di The Left, è nelle carceri israeliani, e addirittura parrebbe in una cella di isolamento. La sua unica colpa, assieme ad altri attivisti, è quella di voler portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, dove dovremmo smettere di guardare dall’altra parte e non vedere che sotto i nostri occhi si sta realizzando un genocidio”, ha detto Conte.

“Essendo un giurista sono molto prudente, ma nel momento in cui sotto i nostri occhi per 20 mesi si dipana un sistematico sterminio della popolazione con oltre 60mila palestinesi uccisi e oltre 16mila bambini, in accordo ai testi internazionali siamo di fronte a un genocidio e non possiamo più fingere di ignorarlo”, ha concluso l’ex premier.