Dal Mes all’Ucraina, le incognite sull’intesa tra M5S e Pd

Il vero ostacolo all'intesa con il M5S sono i tanti fronti interni aperti nel Pd.

Dal Mes all’Ucraina, le incognite sull’intesa tra M5S e Pd

C’è molto da costruire fuori, molto da sopire dentro e differenze da accorciare per la segretarie del Pd, Elly Schlein, che non nasconde la volontà di trovare un’intesa con le altre forze di opposizione, soprattutto con il Movimento 5 Stelle, perché “il Pd da solo non basta per sconfiggere questa destra”.

Il vero ostacolo all’intesa con il M5S sono i tanti fronti interni aperti nel Pd

La settimana prossima, arriva in parlamento il decreto per il rifinanziamento delle missioni militari. Schlein aveva promesso nella campagna per la segreteria Dem che avrebbe detto no a nuovi aiuti economici alla cosiddetta Guardia costiera libica. Già ieri in commissione il Pd ha votato “compatto contro”, ha spiegato Schlein. Ma i malumori nel partito per una mossa che di fatto sconfessa la linea Minniti non tarderanno a farsi sentire.

L’ex ministro Guerini e il senatore Alfieri (della minoranza interna) temono ricadute sugli accordi bilaterali con la Libia (in tutto sono 6 le missioni nel Paese nordafricano). Un altro nodo è quello della ratifica del Mes che ha messo in subbuglio la maggioranza ma sta scombussolando anche l’opposizione. Il vicepresidente M5S, Michele Gubitosa, ha annunciato il voto contrario del Movimento. Opposta la posizione del Pd.

“Lo strumento del Mes rafforza la credibilità dell’Italia sui mercati finanziari e può convenirci per gli interessi che paghiamo sul nostro debito pubblico”, ha commentato Antonio Misiani, responsabile Sviluppo economico del Pd. La diversa posizione tra M5S e Pd sul Mes sarà un’altra leva della corrente riformista che contesta alla Schlein la rincorsa al partito di Conte nonostante le differenze sull’Ucraina e sulla visione atlantista. Sempre a proposito di differenze, ieri durante l’ennesima commemorazione di Silvio Berlusconi (stavolta alla Camera) l’Aula ha osservato un minuto di silenzio.

Nuovo scontro sui migranti tra Schlein e gli ex renziani. Ieri alla Camera pure Letta tra chi ha applaudito per Berlusconi

Al termine dell’orazione funebre del presidente Fontana non hanno battuto le mani i deputati M5S e AVS e una parte del Pd. Tra gli esponenti dem ad applaudire è stato invece l’ex segretario Enrico Letta. Il dialogo tra Conte e Schlein, pur faticoso, continua. Ieri Conte ha parlato di premesse “che partono da obiettivi politici e mai da vertici stabiliti a tavolino”, “un filo naturale che spesso converge in temi che ci stanno a cuore”.

È vicina, ad esempio, la convergenza tra i due partiti su una proposta comune per un salario minimo. Ma la strada, soprattutto per Schlein, è accidentata. E i nemici, com’è nella natura del Pd, sembrano essere più “dentro” al partito che fuori.