Dal Salario minimo al Pnrr. Guerra ai poveri a spese del Sud

Stop al Reddito di cittadinanza, difesa delle paghe da fame e Autonomia. Così la politica delle destre affossa il Mezzogiorno.

Dal Salario minimo al Pnrr. Guerra ai poveri a spese del Sud

Il punto l’ha colto il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd: “Cancellare il Reddito di cittadinanza (Rdc) vuol dire colpire il Mezzogiorno dove la povertà e la disoccupazione sono più forti”. Ma la guerra contro il Mezzogiorno è più ampia: “Dopo le provocazioni dell’autonomia differenziata – spiega Missioni – ora il taglio del Rdc e le modifiche dei progetti del Pnrr sono un ulteriore attacco ai territori del nostro Mezzogiorno. La verità è che abbiamo di fronte un governo debole con i forti e forte con i deboli: un governo nemico del Sud”.

Stop al Reddito di cittadinanza, difesa delle paghe da fame e Autonomia. Così la politica delle destre affossa il Mezzogiorno

Lo dicono i numeri. La provincia di Napoli è quella che in Italia ha registrato il maggior numero di sospensioni del reddito di cittadinanza, oltre oltre 21 mila sms. Seguono Roma (con oltre 12 mila) e Palermo con 11.573. Gianmario Gazzi, il presidente dell’ordine degli Assistenti sociali l’ha spiegato chiaramente: “ci sono realtà di regioni, come la Sicilia, che hanno speso – spiega – solo il 5% dei fondi a disposizione e il risultato è che i servizi, che sono già sottodimensionati rispetto a quanto previsto dalla legge, oggi si trovano pure questo tsunami di domande”.

Così ci sono comuni, come Trapani, dove ci sono 5 assistenti sociali per 70mila persone, con il parametro di livello essenziale previsto per legge che è di un operatore ogni 5mila abitanti, con obiettivo di servizio di 1 su 4mila. “Questi assistenti sociali devono già fare tutto, non solo pensare al reddito di cittadinanza”, ha spiegato il presidente dell’ordine. Stesso discorso per i tagli al Pnrr. A pesare sono i 3 miliardi e 300 milioni tolti alla voce “investimenti per la riduzione del degrado sociale”.

Due miliardi e 493 milioni sono stati sottratti ai “Piani urbani integrati” dove s’intende opere di riqualificazione urbana sempre nell’ottica della riduzione delle disuguaglianze. Stanno sotto la voce “idrogeno” il miliardo e 200 milioni tolti all’Ilva di Taranto. I 300 milioni cancellati sui beni confiscati sarebbe osservati per lanciare un messaggio deciso della forza dello Stato soprattutto lì dove lo Stato fatica di più. Niente da fare.

Il Pnrr pensato per rafforzare la coesione sociale e territoriale sta aumentando le diseguaglianze fra nord e sud. “Per quanto riguarda le infrastrutture, prendiamo i soldi dal Fondo Sviluppo e coesione, cioè dalle risorse destinate al Sud, risorse destinate al Sud che vengono tagliate per essere spalmate sul piano nazionale, quindi non nel Sud”, ha spiegato nei giorni scorsi il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Sullo sfondo rimane il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. È il vecchio totem del federalismo che per rimanere potabile ha cambiato nome. L’autonomia differenziata è semplicemente il grimaldello per legittimare una diversa spesa pubblica tra nord e sud. Anche per questo la I Commissione del Senato non ha approvato che venissero definiti compiutamente i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) prima di effettuare i trasferimenti di competenze alle regioni e che si modificasse il Titolo V spostando materie strategiche per l’eguaglianza e l’unità del paese nella competenza esclusiva dello Stato.

Non è vero che il Mezzogiorno “non è nell’agenda politica del governo”. Il Mezzogiorno è stato regalato a Matteo Salvini per martoriarlo in vista delle prossime elezioni europee. E uno scambio politico tra Meloni e Lega per assicurare la tenuta del governo. Così basta grattare la superficie per rendersi conto che i “sovranisti” sono sempre quelli di una volta: antimeridionali per un pugno di voti.